Dopo la sconfitta di domenica scorsa a Bergamo contro l’Atalanta, l’allenatore Maurizio Sarri ha avuto un duro faccia a faccia con la Lazio: “Se proprio non mi sopportate più e non mi volete tirate fuori le palle e chiedete a Lotito che mi cacci”, ha affermato il tecnico stando alla ricostruzione del Corriere dello Sport. Tradotto: lui non si dimetterà, ha ancora un contratto fino al 2025 e se c’è malessere all’interno del gruppo devono essere i calciatori ad avere il coraggio di parlare. Una situazione tesissima, ulteriormente alimentata dalla contestazione del tifo organizzato, con gli striscioni di lunedì mattina indirizzati non solo al presidente Claudio Lotito, ma per la prima volta anche nei confronti dello stesso Sarri.

Il 3-1 subito dall’Atalanta ha mostrato una sostanziale indifferenza dei giocatori della Lazio, che non sembrano più divertirsi in campo come succedeva la passata stagione, quando i biancocelesti chiusero secondi in campionato. Un clima pesante che si respira in realtà già da diversi giorni. Mercoledì scorso infatti, riporta lo stesso Corriere dello Sport, durante la sessione di analisi video il tecnico aveva sottolineato severamente le amnesie tecniche e tattiche dei singoli e dei reparti interi. Più di qualcuno sembra aver perso fiducia nei dettami del tecnico, che comunque non intende sentir parlare di cambi di modulo. Contro il Cagliari, Sarri andrà avanti con il 4-3-3 e si aspetta dei segnali chiari da tutti i giocatori.

Non è la prima volta che Sarri sottolinea i difetti strutturali della sua squadra e anche nel post partita di domenica scorsa ha utilizzato toni molto severi: “Quando io parlo di cilindrata non mi riferisco solo a quella fisica. È chiaro che quella fisica è importante, avere squadre d’impatto e di forte accelerazione, però si parla di cilindrata anche tecnica, mentale, che poi è importante come le altre se non di più. Noi a volte siamo mancati in uno di questi tre aspetti”.

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