Sarebbe in attesa che un giudice decida dove trasferirla e – fino a venerdì mattina – non avrebbe ancora parlato con il suo avvocato la donna detenuta nella sezione femminile del carcere Lorusso Cutugno di Torino insieme al figlio di un mese. Lo racconta a ilfattoquotidiano.it Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi Sinistra che ha denunciato l’irregolarità al ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Chiediamo che il ministro intervenga. Forse dopo il nostro appello lo sta già facendo. E gli domandiamo anche di riprendere il testo dell’ex proposta Siani-Serracchiani, che la sua maggioranza ha fatto cadere. L’obiettivo è che la madre e il figlio escano dal carcere il prima possibile e che la cosa non si ripeta”, ha detto Grimaldi.

A fare emergere la situazione è stata una visita (annunciata) nella Casa circondariale Lorusso Cutugno, in cui Grimaldi è entrato alle 10 del 2 febbraio insieme a Sara Diena, consigliera comunale di Sinistra Ecologista dopo avere ricevuto una lettera dalla sezione femminile del penitenziario. Le detenute scrivevano per un denunciare condizioni di sovraffollamento e l’ingresso sempre più frequente di reclusi con patologie psichiatriche. Oltre a questo, parlavano di crescenti casi di minori entrati nella sezione femminile con le madri invece che in Icam o in altre strutture.

“Mentre parlavamo con la persona che aveva inviato la lettera – spiega Grimaldi – abbiamo chiesto conferma della presenza di bambini e ci hanno detto che c’era un piccolo di un mese in quel momento. Mi sono gelato e ho chiesto di essere portato da lei”, dice. La donna, di origini straniere, era finita in carcere la sera prima, probabilmente per furto. “Quando mi sono trovato davanti a lei era spaventatissima. Mi ha detto che la stavano aiutando, le stavano portando di tutto, dai pannolini a qualunque cosa le servisse per prendersi cura di se stessa e del bambino. Il punto però è che si trova in un carcere e non deve stare lì”, ha spiegato il deputato.

Non è chiaro se il tribunale minorile sia stato avvisato della presenza del bambino nella sezione femminile, prassi introdotta dopo l’uccisione di due minori da parte della madre all’interno della sezione nido del carcere di Rebibbia nel 2018. Sembra però che la donna abbia un avvocato pro bono che lavora a Bologna, e che fino a poche ore fa non avesse ancora avuto modo di incontrarlo. “Mi hanno detto che il giudice non si è ancora espresso e ho fatto presente di contattare immediatamente il difensore per sollecitarlo”, ha detto Grimaldi.

Oltre ad Aslan, questo il nome del bimbo di un mese, e sua madre, stando a quanto ricostruito dai due politici, al Lorusso Cutugno ci sarebbe anche un’altra detenuta con due figli piccoli di 1 e 3 anni, che al momento della visita non si trovavano però con lei. “Oltre a fare uscire Aslan, speriamo che Nordio cambi idea. Avevamo un progetto unitario con le opposizioni, già approvato nella scorsa legislatura e tornato in commissione giustizia con Debora Serracchiani. Con quel provvedimento dicevamo mai più bimbi dietro le sbarre – spiega Grimaldi – ora chiediamo al governo di togliere il veto che ha fatto cadere la proposta di modifica all’attuale legge (ex proposta Siani-Serracchiani, ndr)”. Il governo aveva annunciato che avrebbe inserito nel pacchetto sicurezza le norme decadute con l’archiviazione della proposta sulle detenute madri. La bozza di quelle misure però interviene soltanto nei casi previsti dagli articoli 146 e 147 del codice penale, che riguardano le detenute con figli minori di un anno e i casi di arresto in flagranza di reato. Le opposizioni, che hanno anche lanciato un appello per eliminare quelle norme, chiedono anche di potenziare le strutture protette e di riprendere il testo che interviene su tutti i possibili casi che riguardano madri con figli al seguito, cioè quello che modifica l’attuale legge, la 62 del 2011.

La visita ha confermato quanto le detenute denunciavano nella lettera. Nella Casa circondariale di Torino sono ristrette 1.448 persone per una capienza di 1.118 posti, e la struttura versa in condizioni fatiscenti. “Ci sono infiltrazioni e muffa dappertutto, le docce sono luoghi insalubri, emblema dello stato in cui si trova l’edificio. Due padiglioni, B e C, andrebbero ristrutturati ma non si può fare senza ridurre il numero di presenze. Con questo sovraffollamento siamo noi come Stato nell’illegalità”, denuncia Grimaldi.

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