Paolo Banchero è un All Star
Paolo Banchero è stato inviato a sedersi al tavolo dei “grandi” nel corso del prossimo All-Star Game della NBA che si giocherà a Indianapolis. È un risultato degno di nota. Di quelli che possono potenzialmente cambiare la carriera a un giocatore (non solo economicamente). Forse in Italia non tutti avranno smaltito il rancore per il “rifiuto” a indossare la maglia azzurra. Pazienza. Vediamo di capire cosa ha portato il “paesano” tra i top della lega nel suo ruolo (almeno per quanto riguarda la stagione in corso) secondo la votazione dei coach (che sono quelli che scelgono le panchine, mentre i quintetti sono votati dai fan). Il gioco di Banchero ha tanti lati positivi, ma anche diversi aspetti su cui ha bisogno di lavorare. È giovane, ha tutto il tempo per farlo. Ala di 2.08 metri dal gran fisico. Realizzatore multiforme, creativo e strapotente. Se ispirato, non smette mai di segnare (vedasi i 43 punti ai Sacramento Kings ai primi di gennaio). Forse non è un saltatore irreale, non va certo su a raccogliere le monetine dal bordo alto della tabella (stile Aaron Gordon per intenderci…). Tuttavia, quando attacca dal palleggio ha una fluidità fuori dalla media, capace di acuti in schiacchiata. Notevole il cambio di direzione tra le gambe, che gli permette di battere il marcatore in uno contro uno anche in situazioni di gioco più statiche (spesso però tende ad andare troppo verso destra, sua mano forte). Sa trattare la palla. Ha tocco dolce in avvicinamento, dove grazie a una struttura corporea compatta riesce ad assorbire bene i contatti e a rimanere in equilibrio per la conclusione. Il suo movimento di tiro non è niente male, ancora meglio il rilascio della sfera, a suo agio sia in spot-up che in pull-up. Dove può migliorare? Sicuramente potrebbe dotarsi di qualche movimento in più in post-basso, per dare maggior equilibrio a un gioco sostanzialmente fronte a canestro. Le percentuali non fanno strabuzzare gli occhi. Partito in stagione con picchi fino al 45% da tre (da tiratori top di categoria), Banchero si è via via normalizzato fino all’attuale 35,8% (29,8% nel suo anno da rookie). Non è che spari a salve, per carità, ma di certo non stiamo parlando del nuovo Reggie Miller. Anche ai tiri liberi, tra l’altro, dovrebbe cominciare a essere più preciso (69,6%), perché si può scommettere che toccherà sempre più palloni visto il suo status. Infine, la selezione dei tiri (45,3% dal campo). Visto più volte non riuscire a battere il proprio uomo dal palleggio, cercare di liberarsi con il perno inutilmente, e intestardirsi al tiro (invece di scaricare a un compagno) senza un minimo di ritmo. Le cifre dicono 23 punti di media, con 7 rimbalzi e 5 assist. C’è di peggio in giro, decisamente. I Magic, tra l’altro, erano partiti molto forte, ma sono andati scemando (adesso sono ottavi a Est) … un po’ come il suo tiro da fuori.

Alcuni grandi “esclusi” dall’All Star Game
Come ogni anno, qualcuno (che sta giocando bene) rimane fuori dalla partita delle stelle. Come ogni anno, ci sono polemiche, discussioni, gente che ne sa più degli altri. Capita quando c’è un numero chiuso. Di chi si parla? Si parla per esempio di gente come Trae Young, guardia degli Atlanta Hawks. Offensivamente è un giocatore che vale i migliori del ruolo. Con la palla in mano è un vero giocoliere, tratta la sfera come se non avesse fatto altro nella vita. Tira dal palleggio da “distanza Curry” senza battere ciglio, anche se le percentuali da fuori non fanno certo saltare in piedi sulla sedia (36,8%, ma è più un tiratore di volume, prende davvero tante conclusioni…). Passatore fenomenale (10,9 assist di media), di quelli con una visione di gioco da primi della classe, con particolare propensione verso l’assist ad effetto. Paga probabilmente gli (scarsi) risultati di squadra (Atlanta è sotto il 50% di vittorie…) e il fatto (dicono) che non stia simpatico a molti nella lega. Ah, alla domanda “difesa”, Young risponde spesso con “what?”. Di certo, altro grande escluso potrebbe dirsi De’Aaron Fox dei Sacramento Kings. Anche perché la sua squadra sta facendo bene (quinta a Ovest) e lui ha cifre che non si possono ignorare (27,2 punti di media, con il 38% da tre). Trattasi di guardia che quando corre da canestro a canestro con la palla in mano sembra un razzo. Difficile da vedere anche con il rallentatore. Qui, Fox ha pagato la presenza nel ruolo di gente come Steph Curry e Devin Booker. I coach non se la sono sentita di lasciarli fuori. Infine, potrebbe “lamentarsi” anche uno come James Harden dei Los Angeles Clippers. Le cifre, in questo caso, non è che proprio siano da star assoluta (17,2 punti di media, 8,5 assist e quasi 5 rimbalzi). Tuttavia, sta tirando da fuori con il 41,3% e il suo aver accettato un ruolo più da costruttore che da realizzatore primario sta facendo dei Clippers una delle rivelazioni di questo campionato. Una squadra che ai playoff, se non si rompe qualcosa, farà paura a molti, anche a chi ha le spalle belle larghe e ambizioni molto alte.

That’s all Folks!

Alla prossima settimana.

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