Lo spreco alimentare non si ferma. Anzi, in Italia aumenta: solo quello nelle case raggiunge un valore di quasi 7,5 miliardi di euro (13 mld quello complessivo). In un anno si è passati da 75 grammi di cibo gettato ogni giorno a testa, a quasi 81 grammi, in pratica più di mezzo chilo a settimana. Si tratta dell’8,05% in più rispetto a un anno fa, per un costo annuo a famiglia di 290 euro. A rilevarlo è il rapporto “Il caso Italia” dell’Osservatorio Waste Watcher International 2024, in vista dell’11esima Giornata nazionale di Prevenzione in programma lunedì 5 febbraio. I dati emersi tracciano una parabola in cui la piena ripresa delle attività e abitudini post pandemia ha portato a una maggiore disattenzione nella prevenzione degli sprechi.

Si butta cibo più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%) che nei piccoli centri e i più spreconi sono le famiglie senza figli (+3%) e i consumatori a basso potere d’acquisto (+17%); un fenomeno più accentuato al Sud (+4% rispetto alla media nazionale) e meno a Nord (-6%). Conti alla mano complessivamente lo spreco di cibo in Italia vale 13 miliardi, dove oltre a quello domestico, c’è anche quello nella distribuzione di quasi 4 miliardi e quello in campo e nell’industria molto più contenuto. Forte e chiara la questione legata all’allarme sociale, come testimoniano i dati che misurano il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente. Chi si dichiara ‘povero’ mangia peggio e spreca di più (+17%). L’effetto prolungato dell’inflazione abbassa, infatti, il potere d’acquisto e indirizza verso cibo di peggiore qualità e più facilmente deteriorabile; un consumatore su 2 cerca cibo a ridosso di scadenza per risparmiare, il 41% sceglie il discount a scapito del negozio, il 77% ha intaccato i risparmi per fare fronte al costo della vita, il 28% ha tagliato ulteriormente il budget per la spesa alimentare. Scende con tutta evidenza il consumo del cibo biologico, perché più costoso.

“Sono dati che ci permettono di evidenziare la stretta connessione tra inflazione e insicurezza globale da un lato – rileva il direttore scientifico Waste Watcher, Andrea Segrè – e ricaduta sociale dall’altro, fra potere d’acquisto in calo costante e conseguenti scelte dei consumatori che non vanno in direzione della salute dell’ambiente. Scegliere cibo scadente, meno salutare e spesso di facile deterioramento non comporta solo un aumento del cibo sprecato in pattumiera, ma anche un peggioramento nella propria dieta e nella sicurezza alimentare. Da poveri mangiamo e stiamo peggio, e sprechiamo persino di più”. Quanto alle soluzioni, secondo Segrè, “affrontare la crisi alimentare emergente richiederà un approccio integrato che comprenda sia strategie di sostegno economico che iniziative educative per promuovere scelte alimentari sane, consapevoli e sostenibili”. Dal 2024 sarà infine più facile monitorare il cibo gettato nei pubblici esercizi con il nuovo Sprecometro per la ristorazione e il consumo di cibo fuori casa; si tratta di un’innovativa funzione della app che permette di misurare quanto cibo sprechiamo ogni volta che non si mangia a casa, e anche l’impatto di questo spreco sull’ambiente.

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