Un concorso in magistratura per la prima volta non aperto a tutti, ma riservato a una specifica categoria, quella dei giudici e pm onorari. E per di più assai semplificato: una sola prova scritta invece di tre, nessuna prova orale. È un inedito assoluto e scivoloso nella storia del reclutamento dei magistrati quello previsto dalla bozza del nuovo decreto sul Pnrr, il cui approdo in Consiglio dei ministri è slittato alla prossima seduta per contrasti interni al governo. All’articolo 27, infatti, il testo autorizza (“al fine di assicurare il raggiungimento degli obiettivi” del piano) il ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio “a bandire nell’anno 2024 un concorso straordinario per il reclutamento di magistrati onorari”, da assegnare ai tribunali più in difficoltà. Alla procedura, che dovrebbe assegnare circa settecento posti, saranno ammessi “esclusivamente i soggetti che abbiano svolto le funzioni di magistrato onorario per almeno sei mesi senza demerito, senza essere stati revocati e senza essere incorsi in sanzioni disciplinari”. Cioè una platea di poche migliaia di persone – le toghe onorarie in servizio sono 6.550 – a fronte delle centinaia di migliaia di potenziali candidati a un concorso standard, per accedere al quale, dal 2022, basta la sola laurea in Legge. Non solo: i vincitori sarebbero esentati dal tirocinio iniziale di 18 mesi (obbligatorio per tutti i neo-magistrati), sul presupposto che, svolgendo già la professione, non ne abbiano bisogno. Essersi occupati per sei mesi di cause bagatellari, quindi, diventerebbe un titolo sufficiente per decidere senza alcuna formazione su vertenze milionarie o su un caso di omicidio.

La previsione ha messo in allarme la magistratura professionale, che si è scagliata all’unisono contro il piano del governo (ideato, a quanto pare, direttamente a palazzo Chigi). Il timore, infatti, è che il concorso “riservato” (il primo nella storia della Repubblica) diventi un pericoloso precedente per arrivare mettere in discussione il principio della legittimazione tecnica delle toghe, aprendo la strada a futuri reclutamentisu misura” e quindi a una lesione dell’indipendenza dell’ordine giudiziario. “Sarebbe una misura improvvida, rivelando una concezione della giustizia non in linea con i valori costituzionali“, attacca in una nota l’Associazione nazionale magistrati, l’organismo rappresentativo unitario di giudici e pm. “Il principio costituzionale dell’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni esclusivamente per concorso non tollera deroghe, neanche sotto forma di concorsi riservati a categorie predeterminate. Ciò vale a maggior ragione per l’accesso in magistratura. Tanto che la Consulta ha più volte ribadito che il pubblico concorso è l’elemento che qualifica la legittimazione istituzionale della magistratura”, ricorda la nota diffusa dalla Giunta esecutiva centrale. “L’esperienza di magistrato onorario, se realmente arricchente, deve essere fatta valere all’interno della ordinaria competizione concorsuale e non può trasformarsi in un sostanziale privilegio. Questa eccentrica misura del governo sarebbe invece una grave ingiustizia, consumata ai danni dei tanti giovani laureati che da tempo si preparano con enormi sacrifici, personali e spesso familiari, al concorso per diventare magistrati”, conclude l’Anm.

Critiche le correnti della magistratura: per il segretario dei progressisti di Area, GiovanniCiccio Zaccaro, “la necessità di abbattere l’arretrato non può andare a discapito della qualità della giurisdizione, ossia dei diritti dei cittadini”. Zaccaro ricorda peraltro come in passato lo stesso Alfredo Mantovano, giudice in aspettativa e braccio destro della premier Giorgia Meloni sui temi della giustizia, abbia definito “assolutamente incongruo che i magistrati che si vogliono immettere in servizio facciano un concorso meno rigoroso rispetto alla regola”. Ma a stroncare senza appello l’ipotesi è anche la corrente più vicina al governo, il gruppo conservatore di Magistratura indipendente (Mi), di solito piuttosto morbido nei confronti di Nordio. In una nota, Mi sottolinea come la selezione con una sola prove stritte sia “estremamente facilitata rispetto al concorso ordinario, che si articola su tre prove scritte e una prova orale vertente su oltre dieci materie. È certamente noto che sono attualmente in atto tre procedure concorsuali che determineranno l’immissione in ruolo di 1.300 nuovi magistrati nel prossimo biennio. È parimenti noto a quali sacrifici e a quanto studio si sottopongano i giovani laureati che affrontano il concorso. Magistratura indipendente si oppone con forza a tale provvedimento, i cui effetti, inevitabilmente, comporteranno la compromissione del livello di professionalità della magistratura ordinaria, che costituisce da sempre il fondamento della sua legittimazione sociale e salvaguarda il principio costituzionale di indipendenza della giurisdizione”, affermano il segretario Claudio Galoppi e la presidente Loredana Micciché.

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