È stata ribattezzata “Operazione Pretoriano”, rubando la definizione ad André Villas-Boas, che dopo i tafferugli scoppiati il 13 novembre 2023 durante l’Assemblea Generale convocata per modificare lo statuto del Porto, qualificò in quel modo i fedelissimi del presidente Pinto da Costa, in carica dal 1982: il blitz ha portato al fermo di dodici persone, tra le quali il capo dei tifosi Fernando Madureira, sua moglie Sandra, lo speaker del club (Fernando Saul) e il responsabile delle relazioni esterne (Tiago Aguiar). Sono ai domiciliari, in attesa degli sviluppi di questa torbida vicenda scatenata dalla candidatura di Villas-Boas alla presidenza del Porto. Lo stesso Villas-Boas, 46 anni, ex manager di Porto, Chelsea, Tottenham, Zenit San Pietroburgo, Shanghai e Marsiglia, ha rischiato grosso: le mura della sua abitazione sono state deturpate con le scritte “traditore” e “ingrato”, mentre il responsabile della sicurezza del condominio dove vive l’allenatore è stato malmenato e trasportato in ospedale.

L’Operazione Pretoriano è uno degli argomenti del giorno in un Portogallo dove il 10 marzo si svolgeranno le elezioni legislative e c’è grande incertezza per il futuro del paese, dopo gli otto anni di governo socialista nel segno di Antonio Costa. L’operazione ha portato al sequestro di materiale elettronico, stupefacenti – hashish e cocaina -, un’arma da fuoco, tre auto, migliaia di euro e un centinaio di biglietti per lo stadio Dragao. Il personaggio chiave di questa vicenda è Fernando Madureira – lui e la moglie sono apparsi oggi pomeriggio in tribunale per essere interrogati -, leader della tifoseria, ufficialmente disoccupato, ma abitazione e stile di vita che non corrispondono a chi non possiede un lavoro. Sarebbe lui a gestire il business dei biglietti nel settore ultrà e sarebbe sempre lui ad aver coniato lo slogan “Chi non sta con Pinto da Costa muore” per intimidire l’opposizione che vuole mandare a casa l’ottuagenario presidente dei Dragoes. La revisione dello statuto, argomento di discussione all’Assemblea Generale del 13 novembre, era chiaramente a favore dell’attuale dirigenza ed era stata duramente criticata da Villas-Boas, pronto a lanciare la sua candidatura per il vertice del Porto. I capi del tifo organizzato in quel 13 novembre presero d’assalto i lavori dell’assemblea, convocata in un orario insolito: le 21. Mezz’ora prima, intorno alle 20.30, Fernando Madureira iniziò a distribuire “braccialetti d’ingresso” a persone di “sua fiducia”, ovvero “la guardia pretoriana”. L’afflusso numeroso costrinse i responsabili della sicurezza a spostare i lavori nell’auditorium dello stadio Dragao e qui scoppiò il caos, con l’intimidazione nei confronti di chi rivendicava i diritti dell’opposizione. Ad un certo punto, la “guardia pretoriana” prese di mira anche i giornalisti, minacciandoli.

I dodici fermi del 31 gennaio precedono di pochi giorni la riunione in cui Pinto da Costa si candiderà per il sedicesimo mandato di fila ed illustrerà il programma “rinnovamento”. Gli avversari sono Villas-Boas e l’imprenditore Nuno Lobo. Jorge Nuno de Lima Pinto da Costa, 86 anni, governa il Porto dal 23 aprile 1982, ma il suo rapporto con il club risale addirittura al 1957, quando, ventenne, entrò a far parte della commissione amministrativa della sezione hockey su prato. Cinque mogli, due figli, origini nobiliari, Pinto da Costa è il presidente più titolato del mondo: 68 titoli nel calcio, ai quali bisogna aggiungere 63 nel basket, 47 nella pallamano, 508 nell’atletica leggera. Ma è il calcio, naturalmente, la parte più celebrata dei suoi successi: 23 campionati, 15 Coppe di Portogallo, 22 Supercoppe nazionali, 2 Champions, 2 Coppe Uefa/Europa League, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Supercoppa Uefa, 1 Coppa di Lega. Un curriculum inarrivabile, ma Pinto da Costa non vuole mollare: il suo obiettivo è festeggiare i 90 anni ancora al vertice del Porto. Un imperatore, e come ironizzano i giornali portoghesi, con un’adeguata “guardia pretoriana”. Il Porto è terzo in campionato e l’allenatore, l’ex Lazio, Inter e Parma Sergio Conceiçao, in carica dal 2017, è definito da Pinto da Costa “un figlioccio”. Sabato i Dragoni ospiteranno il Rio Ave: un test non solo tecnico, ma anche ambientale per verificare l’impatto di questa vicenda.

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