Nuovo pasticcio sulla decontribuzione per le mamme con almeno due figli che la premier Giorgia Meloni aveva presentato come misura cruciale del “pacchetto natalità” del governo. Dopo la correzione in extremis del testo della manovra, in cui per errore era stata prevista una copertura di tre anni invece che uno, ora si scopre che nessuna delle poco meno di 700mila lavoratrici madri potenzialmente coinvolte ha ancora potuto godere dello sgravio. Il motivo? Per renderlo operativo serviva una circolare dell’Inps. Che però non è arrivata: colpa – secondo l’agenzia LaPresse – della necessità di alcune verifiche sulla base della normativa sulla privacy per quanto riguarda l’opportunità di valutare un rapporto più diretto con le aziende accedendo ai codici fiscali dei dipendenti.

Il bonus non verrà perso perché quanto dovuto a gennaio verrà recuperato successivamente: qualcosa di simile a quanto accaduto lo scorso anno con il congedo facoltativo pagato all’80%, bloccato fino a metà anno per problemi burocratici. Le mamme che si attendevano il piccolo aumento in busta paga promesso da Meloni dovranno attendere. Nonostante la leader di FdI fosse stata molto decisa, nella conferenza stampa dopo il cdm sulla manovra, nel rivendicare quell’intervento. Spiegando: “Noi vogliamo stabilire che una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società e quindi lo Stato in parte compensa pagando i contributi previdenziali. Vogliamo smontare la narrativa per cui la natalità è un disincentivo al lavoro. Vogliamo incentivare chi mette al mondo dei figli e voglia lavorare”.

La messa a terra del provvedimento si è dimostrata, come spesso accade, più complicata del previsto. Ora il Pd va all’attacco. “Il solito pasticcio del governo Meloni – dice la vicepresidente del gruppo dem al Senato, Beatrice Lorenzin -. L’Inps al palo non manda la circolare. E oltre al danno di aver ridotto la platea a 700mila donne nel privato e il beneficio a un solo anno per chi ha due figli, c’è anche la beffa di non trovarsi i 140 euro netti in busta paga. Meno male che l’aiuto alle madri era una priorità dell’esecutivo Meloni. Invitiamo il governo a darsi da fare per attuare la misura che ha approvato e sbandierato ai quattro venti”. “Quelli della difesa della famiglia”, aggiunge Ilenia Malavasi, “falliscono con il bonus mamme. L’ennesima promessa mancata del governo Meloni”.

La soluzione del problema contingente lascerà peraltro immutati altri punti deboli della misura: vale solo per le lavoratrici a tempo indeterminato, nonostante le più deboli sul mercato del lavoro siano ovviamente le precarie, e riguarda una piccola minoranza delle occupate che in Italia sono al momento oltre 10 milioni. Stando alla relazione tecnica della legge di Bilancio le dipendenti private stabili con tre o più figli sono solo 110mila, le lavoratrici agricole addirittura solo 390. Quelle con due figli di cui uno sotto i 10 anni sono 569mila più 1.475 attive in agricoltura. Lo sgravio è di un solo anno per chi ha due figli, tre anni per quelle che ne hanno tre o più. Le lavoratrici con redditi sotto i 35mila euro, va ricordato, già godono dell’esonero parziale del cuneo fiscale previsto per tutti i dipendenti.

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