Prosegue il positivo andamento del mercato del lavoro italiano. Per certi aspetti sorprendente, vista una crescita economica non particolarmente brillante. L’Istat fa sapere che lo scorso dicembre la disoccupazione (quota di persone che cercano lavoro sul totale della popolazione in età lavorativa) si è attestata al 7,2%, in calo di 0,2 punti rispetto a novembre. La disoccupazione giovanile è scesa di 0,4 punti, attestandosi al 20,1%. quello giovanile al 20,1% (-0,4 punti). Il tasso di disoccupazione è il più basso dal dicembre 2008 (quando era al 6,9%), per i soli giovani dal luglio 2007 (19,4%). Sale leggermente anche il numero di occupati: sono 14mila in più di novembre. Le persone con un lavoro sono ora 23milioni e 754mila, ovvero 456mila in più di un anno fa, nonché record storico. Gli inattivi (chi non ha e non cerca un lavoro, ndr) aumentano di 19mila unità con un tasso che sale al 33,2% (+0,1 punti).

La crescita complessiva dei posti di lavoro è la sintesi di un aumento di 418mila assunzioni a tempo indeterminato e di 42mila autonomi, mentre i dipendenti a termini sono calati di 5mila unità. Il tasso di occupazione (quota di persone con un impiego sul totale della popolazione in età lavorativa) sale così al 61,9%. Se il confronto su base annua è confortante, lo è meno quello su base mensile che segnala un rallentamento nella creazione di nuovi posti (a novembre erano stati 30mila, in dicembre meno della metà) e e soprattutto, vede scendere i rapporti a tempo indeterminato (- 33mila rispetto a novembre) e salire quelli a termine e precari (+ 21mila). Il ministro delle Infrastrutture, dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini rivendica i risultati occupazionali. “Record di posti di lavoro creati in Italia, con una crescita di 456.000 lavoratrici e lavoratori in più nel solo 2023, di cui 418.000 a tempo indeterminato, come dicono gli ultimi dati Istat. Avanti insieme, si cresce”, scrive X riferendosi esclusivamente alle variazioni annuali.”Da un po’ di mesi abbiamo indicatori positivi. Si sta consolidando un sentimento di fiducia, prima di tutto da parte delle imprese, per quello che potrà essere il 2024 in termini di sviluppo del lavoro e del business. Si crede nell’Italia e nelle potenzialità del Paese”, afferma la ministra del Lavoro, Marina Calderone.

L’Istat ha diffuso anche i dati sull’andamento delle retribuzioni nel 2023. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è cresciuto del 3,1% rispetto all’anno precedente. Meno dell’inflazione che lo scorso anno si è attestata al 5,9%. Di fatto le buste paga hanno quindi perso valore, poco meno del 3%. I contratti in attesa di rinnovo a fine dicembre 2023 sono 29 e coinvolgono circa 6,5 milioni di dipendenti, il 52,4% del totale. Il tempo medio di attesa di rinnovo, per i lavoratori con contratto scaduto, è aumentato dai 20,5 mesi di gennaio 2023 ai 32,2 mesi di dicembre 2023. Complessivamente, nel corso del 2023, sono stati recepiti 13 contratti: sei nell’industria e sette nei servizi privati che hanno coinvolto circa 1,4 milioni di lavoratori dipendenti.

“Scandaloso che le retribuzioni crescano nel 2023 solo del 3,1%, quando l’inflazione media annua dello scorso anno è stata pari, secondo l’indice Ipca, al 5,9%, ossia quasi il doppio, +5,7% al netto dell’energia. È un diritto del lavoratore avere una busta paga dignitosa, un diritto previsto dall’art. 36 della Costituzione che però è da anni sistematicamente violato”, afferma il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, a commento dei dati.

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