“Pericolo di fuga“. Con questa motivazioni i giudici ungheresi hanno già respinto nel giugno scorso la richiesta, avanzata dai legali di Ilaria Salis, per il trasferimento della 39enne agli arresti domiciliari in Italia. Secondo quanto ricostruisce l’Ansa, adesso la richiesta potrebbe essere rivalutata solo a seguito di una preventiva applicazione dei domiciliari in Ungheria, su decisione dei giudici. Solo dopo questo passaggio, infatti, si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di applicare la decisione quadro del Consiglio europeo per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare”.

Intanto l’Ungheria si difende dalle accuse: “Da noi c’è un trattamento umano dei detenuti”. Lo scrive l’amministrazione penitenziaria ungherese in una relazione inviata martedì alla Corte d’Appello di Milano per rispondere a una serie di chiarimenti richiesti dai magistrati italiani. Le relazioni riguardano indirettamente Ilaria Salis. Al centro c’è il caso Gabriele Marchesi: si tratta del 23enne antagonista, coindagato di Ilaria Salis, anche lui accusato per l’aggressione nei confronti di alcuni esponenti dell’estrema destra durante una contromanifestazione a Budapest. Marchesi però non si trova in Ungheria ma è ai domiciliari in Italia. A differenza di Ilaria Salis (che si trova detenuta a Budapest da 11 mesi), il 23enne era stato arrestato a Milano e si trova ai domiciliari da fine novembre in quanto destinatario di un mandato di arresto europeo. Budapest ne chiede la consegna, ma i giudici italiani hanno più volte rinviato il procedimento in attesa che le autorità ungheresi, come richiesto ai primi di dicembre, fornissero chiarimenti su una decina di quesiti che riguardano le condizioni detentive, lo Stato di diritto e l’indipendenza della magistratura nel Paese. Relazioni arrivate martedì. La prossima udienza davanti alla Corte milanese è fissata per il 13 febbraio.

Nella relazione ungherese viene sottolineato che ai detenuti “vengono costantemente garantite le condizioni previste dalla normativa europea e nazionale in materia, sia in termine di spazio abitativo, servizi igienici, accesso all’aria fresca e altri requisiti”. Viene anche precisato che le carceri ungheresi garantiscono “almeno 6 metri cubi di spazio aereo” a ogni detenuto e “almeno 4 metri quadrati di superficie per persona” nel “caso di coabitazione”, scrive l’amministrazione penitenziaria di Budapest ai giudici di Milano. Non solo. “Ai rappresentanti consolari e diplomatici del rispettivo Stato in Ungheria è stata data la possibilità, previa consultazione, di entrare nel relativo istituto penitenziario e ispezionare le condizioni di detenzione” e “il personale del consolato del rispettivo Stato può visitare il detenuto”. Indirettamente, così, l’Ungheria replica e respinge le accuse di trattamenti disumani rivolte a Budapest a seguito del caso Salis. In particolare dopo la denuncia delle condizioni carcerarie lanciata dall’ex compagna di cella di Ilaria, Carmen Giorgio.

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