Sulla Rai le opposizioni si spaccano e parte un botta e risposta tra Pd e Movimento 5 stelle. Una frattura nata sulle modalità per arrivare a una riforma della governance Rai. Mentre il Pd di Elly Schlein spinge per una proposta unitaria delle opposizioni (che trova la disponibilità di Calenda, Fratoianni e Bonelli) sul modello sperimentato con il salario minimo, il Movimento 5 stelle si smarca: non parteciperà al sit-in organizzato per il 7 febbraio dalla segretaria dem e non è d’accordo alla proposta delle opposizioni. “Sorprende questa presa di posizione“, hanno immediatamente fatto sapere fonti del Pd. Ma la replica di Giuseppe Conte è altrettanto dura: “Basta con l’ipocrisia, l’amichettismo di destra è come quello di sinistra”. Il riferimento è alla spartizione politica della Rai alla quale il Pd – nonostante gli annunci – ha sempre partecipato, ultima in ordine di tempo la nomina dei nuovi direttori dei Tg Rai. Fino ad arrivare al recente caso del Teatro di Roma e la pace fatta tra dem e Fdi con la governance divisa in due.

Floridia: “Così si va verso un vicolo cieco” – La posizione del M5s era stata anticipata da Barbara Floridia, che è anche presidente della commissione di Vigilanza Rai: “Pensare di strutturare una proposta di riforma coinvolgendo esclusivamente le forze politiche di opposizione ci porterebbe ad un nuovo vicolo cieco. Sarebbe come fare i conti senza l’oste”, scrive sui social la pentastellata. Floridia, di contro, propone un tavolo – degli Stati generali – dopo le europee con tutti i partiti. Maggioranza compresa. Partendo con un lavoro “istruttorio” con una serie di audizioni in commissione. “Il controllo asfissiante dei partiti sulla Rai si contrasta con serietà e nelle sedi più opportune”, aggiunge Floridia sottolineando che “la pressione politica e partitica sulla Rai non è un fenomeno che nasce con Giorgia Meloni, ma è radicato nei decenni e si è consolidato definitivamente con la legge Renzi approvata dal Pd nel 2015″.

La “sorpresa” del Pd – Affermazioni che hanno infastidito – e non poco – il Partito democratico: “Dopo l’incertezza di Conte su chi scegliere tra Biden e Trump, sorprende questa presa di posizione invece molto chiara sulla Rai e sulla nostra proposta di riformarla insieme”, affermano fonti dem. “È vero che non è un problema che nasce con il governo Meloni – aggiungono le stesse fonti – ma questo non significa che non si possa provare a risolverlo con un’iniziativa comune, tanto più con l’impegno di Elly Schlein, che ha la credibilità necessaria per farlo, non avendo mai partecipato a lottizzazioni del passato”.

La replica di Conte – A stretto giro arriva la risposta del leader del Movimento 5 stelle: “No, caro Pd, il 7 febbraio noi non ci saremo. Se davvero si vuole lavorare con noi per costruire una seria alternativa di governo, di cui l’Italia ha dannatamente bisogno, dobbiamo mettere da parte l’ipocrisia su quelle che sono battaglie sicuramente giuste, come quelle su Rai e libertà di informazione”, scrive Giuseppe Conte in un lungo post su Facebook. “Abbiamo partecipato ai sit-in per la tutela del giornalismo d’inchiesta, a fianco di Report. Saremo sempre a fianco di chi nel nostro Paese difende la libertà di stampa. Ma non ci sembra risolutivo né credibile un sit-in lanciato da un Pd indignato, che chiama a raccolta le altre forze politiche e finge di non sapere quello che tutti sanno da anni, e cioè che la governance Rai è assoggettata al controllo del Governo oltreché della maggioranza di turno grazie alla riforma imposta dal Pd renziano nel 2015″, attacca Conte che rilancia la posizione già espressa da Floridia: “Ai partiti basta impegnarsi seriamente nelle commissioni parlamentari per una riforma”. L’idea è quella, scrive il presidente M5s, “di lavorare, attraverso un ampio confronto in Stati generali, a una organica riforma della Rai, da attuare però nella prossima legislatura, indipendentemente da chi sarà il vincitore. Perché – sottolinea – è, ad un tempo, furbo e illusorio imporre un cambiamento normativo al governo di turno, che delle norme attuali si sta avvantaggiando“. Conte di dice “preoccupato” ma punta il dito contro “l’amichettismo” da entrambi i fronti: “Siamo seri! L’amichettismo di destra – scrive ancora – vale quanto l’amichettismo di sinistra. I cittadini non sono sciocchi. L’allarme democratico lanciato dal Pd per la nomina da parte di Fdi del nuovo direttore del Teatro di Roma è appena rientrato: la figura è stata sdoppiata e Pd e FdI avranno, ciascuno, il proprio direttore di riferimento”.

Renzi e Boschi contro il M5s – “Il Pd non risponde agli attacchi di Conte”, tagliano corto fonti del Pd: “Il nostro avversario continua a essere il governo e la destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini“. Contro la posizione dei 5 stelle si era già scagliata Italia viva a partire dal suo leader: “Sulla Rai Giuseppe Conte ha mostrato il suo volto di stampella al governo. Conte sostiene apertamente la Rai meloniana perché i Cinquestelle hanno avuto tutto quello che volevano, dalla commissione di Vigilanza fino alla salvaguardia delle trasmissioni che interessano a loro”, incalza Matteo Renzi. A Floridia ribatte anche Maria Elena Boschi: “Spiace ricordare alla collega Floridia che se la legge Renzi era così negativa non si capisce perché Conte non l’abbia cambiata. Con i manager nominati dal centrosinistra non si è mai assistita all’occupazione di queste ore. Ma è interessante che il Movimento 5 stelle difenda anche su questo Giorgia Meloni come già ha fatto su Mes e su molto altro. I grillini sono la vera stampella dell’esecutivo”, conclude Boschi. E arriva anche la controreplica del M5s: “Maria Elena Boschi fa delle domande di cui sa già le risposte. La collega finge di non sapere, ma in realtà sa benissimo, che il Movimento 5 stelle al governo non godeva della maggioranza di cui ha usufruito Matteo Renzi. E da soli, come ovvio, non si può approvare alcuna riforma”, afferma il capogruppo 5 stelle in commissione di vigilanza Rai, Dario Carotenuto.

La posizione di Calenda e Fratoianni – L’iniziativa di una proposta unitaria, invece, trova l’apertura di Azione e di Alleanza Verdi-Sinistra, ma nessuno di loro parteciperà al sit-in davanti alla sede della Rai. “Noi – dice Carlo Calenda – siamo pagati per fare delle proposte, i sit-in li facevo a 14 anni e ora li fanno i miei figli”. Lo stesso Calenda ha anche fatto sapere di avere sentito Elly Schlein: “Noi abbiamo intenzione di presentare una riforma delle governance Rai con due proposte: la prima è che sia una fondazione indipendente a gestirla, secondo noi di nomina del presidente della Repubblica, poi la soppressione della commissione Vigilanza”. Fratoianni risponde con un “ci siamo” ricordando comunque di lavorare sulla riforma “da almeno 15 anni con movimenti ed associazioni per la libertà di stampa e abbiamo proposte di legge presentate da tempo, l’ultima con Angelo Bonelli nell’agosto scorso”.

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