Il mondo dello sport, e della kickboxing in particolare, è in lutto per l’inaspettata e precoce morte di Miriam Francesca Vivarini, la 37enne campionessa di kickboxing trovata morta in casa nei giorni scorsi. Nella sua carriera da atleta è stata campionessa mondiale e vice campionessa europea di K1 nel 2014 e aveva anche vinto molti titoli italiani. Non solo, si era laureata in psicologia ed era una libera professionista, senza mai abbandonare la passione per il ring: infatti dopo un paio di anni aveva deciso di tornare ad allenarsi nella palestra Blackmamba, con l’istruttore Massimo Diodati, per riavvicinarsi all’attività agonistica.

L’istruttore la ricorda come una donna “schiva, parlava con poche persone, ai suoi interlocutori si rivolgeva guardandoli con occhi indagatori, aveva un umorismo dark. Era molto sensibile al sociale, mi aveva manifestato il desiderio di aprire un corso per bambini, ma lei amava anche viaggiare e non poteva assicurare una presenza costante”. Poi afferma che sapeva che lei volesse tornare a combattere sul ring anche se sarebbe stato un percorso molto arduo, poi conclude: “Io la supportavo psicologicamente in questo suo desiderio, ma sapevo che non era possibile. A 37 anni e con un periodo di inattività alle spalle, la sua carriera non poteva decollare ancora”.

Sabato 27 gennaio si sono tenuti i funerali nella cattedrale di San Cetteo a Pescara. Alla funzione erano presenti tutti i suoi cari e tanti amici e colleghi che avevano condiviso con lei la passione per il ring, c’erano alcune scuole pugilistiche della città e anche Riccardo Bergamini, ex campione del mondo di kickboxing e vice presidente della Federkombat.