Zero set persi nelle ultime cinque partite a Melbourne contro trentatré vittorie nelle ultime trentatré partite a Melbourne. Jannik Sinner contro Novak Djokovic, semifinale degli Australian Open, si può riassumere anche così. La freschezza del tennista più in forma del momento contro l’esperienza del tennista più vincente della storia. Il peso della storia di Djokovic è schiacciante, asfissiante. Per usare le parole di John McEnroe, battere il serbo agli Australian Open è più difficile che battere Rafa Nadal sulla terra rossa del Roland Garros. I numeri stanno lì a dimostrarlo, come l’ultima sconfitta che risale agli ottavi del 2018 contro il coreano Chung Hyeon. La brutta notizia per Sinner però non riguarda il passato, bensì il presente: Djokovic è in grado di portare in campo la sua storia, di farla diventare un fattore, di tramutarla in esperienza così come in nuova linfa, per spingere sempre più in là l’asticella personale. A un certo punto però deve arrivare anche il momento della rivoluzione, del passaggio di consegne. E ci sono altri numeri, collezionati da Sinner nella sua cavalcata verso la semifinale degli Australian Open, che sembrano preparatori alla sommossa, allo sconvolgimento dell’ordine prestabilito. Tutto starà nel riuscire a metterli in campo anche contro Djokovic, senza cadere nella trappola del suo muro di gomma, dei suoi giochi mentali, della sua ferrea forza di volontà. Se fosse facile, non si abuserebbe così tanto del termine impresa.

0 contro 3 – Sono numeri a favore di Sinner. Zero sono appunto i set persi dall’azzurro in questa edizione degli Australian Open. Un ruolino di marcia impressionante soprattutto per il calibro degli avversari incontrati: l’unico match sulla carta facile è stato il secondo turno contro l’olandese Jesper De Jong. Mentre agli ottavi ha incontrato Karen Khachanov, semifinalista a Melbourne un anno fa. E subito dopo un altro russo, Rublev, numero 5 al mondo. Entrambi liquidati con un 3 a 0. Djokovic invece ha perso tre set nel corso del suo cammino verso la finale: due già nei primi due match. Poi ha avuto un tabellone più agevole e non appena ha incontrato un avversario tosto, lo statunitense Fritz ai quarti, ha nuovamente ceduto un set.

2 contro 48 – Dati invece a favore di Djokovic. Il giovane Sinner – 22 anni – a Melbourne ha conquistato la seconda semifinale della sua carriera. La prima l’ha persa proprio contro il serbo l’anno scorso a Wimbledon. Il numero 1 al mondo invece è alle 48esima semifinale in uno Slam. Inutile dire chi dei due sarà più teso e meno abituato a determinate situazioni.

2 contro 4 – Sono i precedenti, anche questi a favore di Djokovic. Ci sono due distinguo da fare. Il primo è ancora a favore del serbo, che ha vinto entrambe le sfide contro Sinner disputate 3 set su 5. Oltre alla semifinale di Wimbledon 2023 già citata, c’è stato il quarto di finale sempre a Wimbledon nel 2022: in quel caso, l’azzurro vinse i primi due set e poi crollò. Il secondo distinguo invece è a favore di Sinner, che ha vinto due delle ultime tre sfide contro Djokovic. L’ultima è scolpita nella storia del tennis azzurro, perché è stata decisiva per la vittoria della Coppa Davis. Questi match (alle Atp Finals di Torino e a Malaga) si sono disputati sul cemento indoor. Per questo Sinner dovrebbe sperare nella pioggia, che costringerebbe gli organizzatori a chiudere il tetto della Rod Laver Arena. Le previsioni però dicono sole.

10 – Sono gli Australian Open vinti da Djokovic. Un altro dato in favore del serbo, che in semifinale a Melbourne non ha mai perso. Sì, non è un errore: dieci volte è arrivato tra i primi quattro, dieci volte ha vinto il torneo. A 36 anni non ha nessuna intenzione di sporcare questa statistica.

11:22 contro 15:09 – Ecco invece un altro fattore a favore di Sinner: il logoramento fisico. Sembra paradossale, guardando all’età dei due contendenti, ma Djokovic diventerebbe il favorito se il match dovesse allungarsi al quinto set. Specialmente se, come successo negli ultimi giorni, dovesse fare molto caldo durante il pomeriggio di Melbourne. Eppure la storia di questo Australian Open dice che Sinner arriva al meglio della condizione fisica e ha ridotto al minimo lo spreco di energie. È rimasto in campo solamente 11 ore e 22 minuti, contro le 15 ore e 9 minuti del serbo. Ci sono 3 ore e 47 minuti di differenza: è come se Djokovic avesse giocato una partita in più. L’azzurro, quindi, si è creato le condizioni ideali per contrastare una delle chiavi dei tanti successi di Nole: la capacità di essere più “fresco” dei rivali all’appuntamento decisivo.

26 su 28 – Se il fisico è uno dei punti di forza di Djokovic, la mente è senza dubbio la sua arma micidiale. Quella che lo ha reso il più vincente di sempre. I tre match point annullati da Sinner contro di lui in Coppa Davis hanno dimostrato però che anche l’azzurro in quanto a tenacia non è secondo a nessuno. E in questo Australian Open finora Sinner ha sempre giocato meglio i punti decisivi: in 5 partite ha annullato 26 palle break su 28 concesse. E, logica conseguenza, ha perso il servizio solamente due volte. Sono numeri da robot: riuscire a essere glaciale anche contro Djokovic è complesso, ma è necessario per pensare di provare a batterlo.

54% o 64% – Il servizio, citato poche righe più sopra, sarà la chiave per capire se ci sarà battaglia. Djokovic finora ha sfornato 69 aces e con la prima di servizio ha vinto il 79% dei punti. Fare meglio di così è difficile, eppure il serbo ha subito molti più break rispetto a Sinner nel corso del torneo. Ha alternato momenti in cui il suo turno di battuta era ingiocabile ad alcuni passaggi a vuoto. Sinner dovrà farsi trovare pronto per sfruttare quei momenti, perché saranno rari. Soprattutto, però, dovrà riuscire a confermare la sua solidità nei turni di battuta. Una solidità che non ha vacillato nonostante la prima di servizio non sempre abbia funzionato. Contro Khachanov, Sinner ha servito con il 54% di prime in campo. Contro Rublev, ha messo in campo il 64% di prime. In semifinale, questa statistica dovrà essere il più possibile vicina a quel 64%, curiosamente la stessa percentuale avuta contro Baez e De Jong. Senza la prima di servizio, che porta punti rapidi e risolve problemi spinosi, è impossibile battere Djokovic. Sinner invece, oggi, può provare a vincere.

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