Sessantatré furti, almeno. Perché chi sa quanti altri ne avevano messi a segno prima. Sempre con lo stesso schema: gli “ordini” del veicolo, il furto, la bonifica. Poi entravano in azione gli “staffettisti” che trasportavano le auto fino alla provincia di Foggia, dove venivano consegnate a chi le aveva richieste. Spesso per rivenderle, in molti altri casi per smontarle e usarne i pezzi di ricambio.

Tutto ruotava intorno alla città di Cerignola, ritenuta da tempo l’epicentro dei furti di auto in Italia e con un numero di sfasciacarrozze e officine sproporzionato rispetto alla grandezza del centro pugliese, come più volte hanno fatto notare le forze dell’ordine. Un altro pezzo della “scuola del crimine” del paese foggiano, spesso al centro delle cronache per gli assalti a portavalori e caveau portati avanti con metodi paramilitari.

E infatti le menti dell’associazione a delinquere – smantellata dai carabinieri di Corsico, coordinati dalla procura di Milano – era proprio di Cerignola, come accertato nel corso dell’indagine che ha portato all’arresto in carcere di dieci persone nelle province di Milano, Foggia e Lecco. Sono tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata al furto, ricettazione e riciclaggio di autovetture.

L’inchiesta, scattata a luglio, ha consentito di accertare – secondo gli inquirenti – l’esistenza di un sodalizio criminale di cui facevano parte alcuni soggetti che vivono nell’hinterland milanese e altre persone che agivano “in trasferta” da Cerignola. Sono ritenuti autori di 63 furti e 46 episodi di ricettazione o riciclaggio di veicoli. Una parte degli arrestati ricevevano “gli ordini” dei veicoli, quindi provvedevano a individuarli, li rubavano e li bonificavano, asportando il sistema di rilevamento GPS e disattivando gli allarmi. Un altro gruppo, gli “staffettisti”, si occupava di trasportare su strada le auto rubate a Cerignola per affidarle ai richiedenti. Furti su commissione, insomma.

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