Io sono sicuramente antifascista. Dico sempre di essere una donna di sinistra ma non sono mai stata comunista, però nel mio piccolo con la mia militanza politica, dalla Dc al Pd, credo di aver contribuito affinché il comunismo, che era presente nella vita del nostro paese, fosse un fattore integrante della democrazia italiana. La differenza profonda è che i comunisti italiani hanno scritto la Costituzione. I fascisti italiani no“. È la risposta che l’ex ministra Rosy Bindi, ospite della trasmissione In altre parole (La7), dà alla domanda “sangiulianese” postale dal giornalista Massimo Gramellini: “Lei è anticomunista?“.

Bindi aggiunge: “Non mi preoccupa soltanto che la presidente del Consiglio Meloni e che il presidente del Senato La Russa facciano fatica a dirsi antifascisti o che Sangiuliano voglia una dichiarazione di fede anticomunista dai suoi interlocutori. Ciò che mi preoccupa di più è che in questo momento noi abbiamo una maggioranza anti-repubblicana – spiega – La riforma del premierato di questo governo umilia il Parlamento, annulla il presidente della Repubblica, mette in crisi tutti gli organi di garanzia: di fatto è una riforma che annulla la Repubblica della Costituzione italiana nata con l’antifascismo. La cosa più grave è che non solo non sono antifascisti, ma sono anche anti-repubblicani“.

L’ex presidente della Commissione antimafia analizza poi l’aumento vertiginoso delle disuguaglianze sociali nel mondo e in particolare in Italia: “Sono diventata parlamentare europea nell’89, quando crollava il muro di Berlino. Un momento più bello di quello per la speranza del nostro mondo credo che non ci fosse. Il problema è che noi pensavamo che avesse vinto la democrazia ma in realtà aveva vinto il capitalismo – continua tra gli applausi del pubblico – E negli anni successivi il neoliberismo non è stato capace di regolare il capitalismo. E da lì sono cresciute in maniera esorbitante le disuguaglianze tra il Nord e il Sud del mondo e ormai anche all’interno degli Stati occidentali”.

Bindi ricorda, infine, che gli articoli della nostra Carta Costituzionale riconoscono la proprietà privata e il profitto come legittimi, ma attribuiscono agli stessi uno scopo sociale: “La ricchezza della nostra Costituzione ha una finalità sociale. Ci sono i beni comuni e i beni pubblici che sono più importanti dei beni individuali. Da quando si è dimenticata questa lezione, si abbandona la scuola, la sanità pubblica, la sicurezza nei luoghi di lavoro e per le strade. E quindi aumentano le disuguaglianze”.

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