Continuano senza tregua gli incidenti sul lavoro. Dopo i due morti e i due feriti gravi di venerdì scorso, anche oggi la cronaca deve registrare un infortunio che non ha lasciato scampo. Un operaio di 52 anni è morto carbonizzato questa mattina all’alba, poco prima delle 6, mentre stava lavorando in un’acciaieria a Lonato, in provincia di Brescia. Secondo quanto ricostruito finora, la vittima, che lavorava per una ditta esterna in subappalto, avrebbe rovesciato materiale di risulta incandescente sul mezzo, una pala meccanica, che stava manovrando morendo così carbonizzato. Sul posto sono presenti i carabinieri e la polizia che ha avviato gli accertamenti.

Venerdì due operai sono morti nelle Marche. Il primo a Jesi, in provincia di Ancona. A perdere la vita nello stabilimento della Cnh, dove si producono trattori, è stato un dipendente di una ditta esterna addetta alle manutenzioni. Aveva 55 anni. In serata, un fabbro invece è morto avvolto dalle fiamme nel suo laboratorio a Rapagnano, in provincia di Fermo. L’incendio si sarebbe sviluppato da causa qualche sostanza chimica presente sulla tuta o dalla bombola per la fiamma ossidrica. Un grave incidente sul lavoro si era verificato anche ai cantieri navali di Fincantieri a Monfalcone, in provincia di Gorizia. Un operaio di 23 anni, di origini bengalesi, è rimasto schiacciato a causa del crollo di un ponteggio. Ma la lista non si ferma qui: sempre venerdì si è verificato anche nella zona industriale nord di Grosseto, dove un uomo di 52 anni è caduto da una scala da un’altezza di circa due metri.

Nei giorni scorsi dopo la morte di un operaio in Abruzzo, investito da un tubo metallico, la federazione Abruzzo e Molise dell’Usb aveva invocato una riflessione: “Il reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime è una necessità irrimandabile. A tal proposito da mesi stiamo raccogliendo firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare che prevede l’introduzione di tali reati e che costringerebbe il parlamento ad affrontare il tema”.

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