C’è un nuovo indagato nell’inchiesta sull’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, avvenuto il 5 settembre 2010. Si chiama Giovanni Cafiero ed è ritenuto l’ultimo boss del clan Cesarano di Castellammare di Stabia e Pompei, come recita l’ordinanza del Gip di Napoli che lo ha tradotto in carcere nel luglio scorso. Il nome di Cafiero compare in qualità di indagato di concorso in traffico di droga nell’invito a comparire notificato al colonnello Fabio Cagnazzo, sentito lunedì scorso dai pm della Dda di Salerno. Cagnazzo è il principale tra i 9 indagati a vario titolo per omicidio e droga. Il colonnello dei carabinieri è stato ascoltato – riferiscono il Mattino e l’edizione napoletana di Repubblica – per più di undici ore intervallate da una pausa pranzo. Non è chiaro il percorso della nuova iscrizione nel registro degli indagati, anche perché al fattoquotidiano.it risulta che i pm non hanno rivolto al colonnello domande su Cafiero, indagato solo per fatti di droga.

Cagnazzo è il fulcro intorno al quale ruota un’inchiesta che ipotizza un omicidio volontario e premeditato con l’aggravante camorristica, compiuto per impedire che Vassallo denunciasse un traffico di stupefacenti intorno al porto di Acciaroli, con i clan a gestirlo e alcuni carabinieri a proteggerlo. L’ufficiale – che ad Acciaroli trascorreva le vacanze in un residence di imprenditori indagati per questo presunto traffico di droga, i fratelli Palladino – avrebbe depistato le indagini manipolando l’esito del sequestro di una telecamera di sorveglianza di un negozio, puntata sulla piazzetta del porto di Acciaroli.

Il video fu ‘lavorato’ negli uffici dei carabinieri del gruppo di Castello di Cisterna, all’epoca guidato da Cagnazzo, un ufficiale specializzato nella cattura dei latitanti, e partecipò anche il brigadiere Lazzaro Cioffi, poi indagato e condannato per aver protetto le attività del clan Fucito (traffici di droga compresi) al parco Verde di Caivano e che è tra gli indagati per il delitto Vassallo.

L’informativa firmata da Cagnazzo orientò i primi sospetti su un piccolo spacciatore di origini brasiliane, con precedenti, inquadrato passare in orari ritenuti compatibili con il delitto, poi archiviato. Successive indagini dei carabinieri del Ros avrebbero accertato che furono omessi dettagli che lo scagionavano. Il sequestro delle telecamere del negozio fu compiuto di iniziativa da Cagnazzo attraverso un suo collaboratore, il carabiniere Luigi Molaro (anche lui in vacanza ad Acciaroli, anche lui indagato), senza una delega formale della procura di Vallo della Lucania, titolare del fascicolo nelle sue primissime fasi. Difeso dall’avvocato Ilaria Criscuolo, Cagnazzo ha deciso di rispondere alle domande dei pm, respingendo le accuse.

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