Una sterzata improvvisa appena otto giorni dopo aver fatto saltare l’accordo davanti al governo. Wärtsilä torna sui suoi passi e dice sì all’accordo che era stato a un passo dalla firma lo scorso 9 gennaio con i sindacati durante il vertice al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Per quanto per i metalmeccanici si tratta di un comportamento “sconcertante” che “conferma il comportamento fortemente altalenante rispetto agli impegni presi che sta condizionando la realizzazione del progetto di reindustrializzazione” della fabbrica triestina che produce motori navali e occupa oltre 300 lavoratori, resta comunque la svolta. Anche perché al tavolo ministeriale era presente Ansaldo Energia, che appare intenzionata a reindustrializzare il sito triestino.

Per il momento, grazie alla retromarcia di Wärtsilä maturata dopo un faccia a faccia tra il ministro Adolfo Urso e i vertici finlandesi, è stato prorogato l’accordo del 29 novembre 2022 e l’addendum dello scorso luglio, che di fatto mettono un vincolo all’azienda, impossibilitata ad aprire la procedura di licenziamento per almeno altri sei mesi e obbligata a trovare una soluzione per “mantenere la vocazione industriale del sito con produzioni ad elevato valore aggiunto, valorizzando l’elevato valore professionale delle maestranze e producendo ricadute positive sul l’intero territorio”.

All’impianto – come detto – è interessata Ansaldo Energia, tant’è che Fiom, Uilm e Fim hanno chiesto in “tempi brevi” un accordo che certifichi il “trasferimento dell’immobile e delle attrezzature” per la nuova attività produttiva e hanno sollecitato la stessa Ansaldo a un “confronto” sul piano industriale e sui tempi di reimpiego dei 300 lavoratori dichiarati in esubero da Wärtsilä. Fiom, Fim e Uilm hanno già chiarito di ritenere “non accettabile il termine del 2030 per la completa ricollocazione” dei dipendenti e per la piena ripresa delle attività produttive.

L’Usb riconosce al governo l’impegno per “trovare delle risposte” e valuta il tavolo come una “svolta importante” per la vertenza, ma è “assolutamente necessario non perdere tempo, ora serve il massimo impegno”. L’accordo di programma, dice Sasha Colautti dell’esecutivo nazionale, è “per noi lo strumento che può ulteriormente garantire il perimetro delle tutele occupazionali e industriali”. La vertenza Wärtsilä era iniziata circa un anno e mezzo fa con la comunicazione da parte della multinazionale finlandese di 451 licenziamenti. Per i metalmeccanici di Cgil, Uil e Cisl “rimane prioritario costruire le condizioni per dare risposte occupazionali sia ai 300 lavoratori della produzione e sia ai del 600 lavoratori del Service e delle basi di Genova, Napoli e Taranto” e, sottolineano ancora, il piano industriale della multinazionale “manca ancora di impegni finanziari e industriali capaci di sostenere gli obiettivi”.

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