Dopo settimane di cifre a caso, arriva la conferma della ministra del Lavoro Marina Calderone: a gennaio si dimezzerà il numero di famiglie povere aiutate dallo Stato. Lo ha detto proprio ieri in un’intervista alla Stampa: “Entro il 26 gennaio pagheremo l’Assegno di inclusione a circa 450mila famiglie”. Dato che, a novembre, i nuclei con Reddito di cittadinanza erano 823mila, nel passaggio all’Adi – misura approvata dal governo Meloni – la nuova platea di beneficiari di sostegno pubblico si ridurrà, in un solo mese, a poco più di metà.

Non è tutto, perché la stima di Calderone è persino ottimistica: 450mila, infatti, erano le domande arrivate al 7 gennaio, ma non è detto che queste siano tutte accolte. La tabella di marcia delle richieste ha nettamente rallentato; l’ultimo aggiornamento parla di 520mila, significa che stiamo viaggiando a ritmo di poche migliaia al giorno e a questo punto è lecito chiedersi se e quando sarà raggiunto il target di 737mila domande, ovvero la platea totale indicata da Calderone.

Nel frattempo, la ministra ha fornito per la prima volta qualche numero sul Supporto lavoro e formazione (Sfl), cioè il sostegno riservato agli occupabili (non solo ex percettori Rdc). Finora l’indennità da 350 euro per i corsi di formazione è stata presa da sole 23mila persone, malgrado le ben 160mila domande e una platea potenziale di 250mila individui. Pare che in 11mila abbiano trovato lavoro, ma anche questo è un dato fornito con la consueta approssimazione. Non è specificato se il lavoro è stato trovato grazie alla piattaforma Siisl – circostanza improbabile – o se i beneficiari si sono mossi da soli.

Zero dettagli, poi, sulla natura di questi contratti: sono stabili o precari? A tempo pieno o part time? In ogni caso, non è strano che 11mila abbiano trovato lavoro, perché questa platea anche con il Reddito di cittadinanza risultava spesso occupata, ma con rapporti deboli e tali da consentire di mantenere i requisiti per il sussidio. Al 31 dicembre 2022, per esempio, 157mila beneficiari del Reddito di cittadinanza avevano un’occupazione.

Calderone, intanto, oltre a diffondere a suon di interviste numeri che dovrebbero invece comunicare ufficialmente l’Inps e il ministero del Lavoro, sta in questi giorni riorganizzando il ministero. Il suo fedelissimo Massimo Temussi è appena stato nominato direttore delle politiche attive. A marzo, Temussi era stato nominato presidente Anpal servizi. La notizia del passaggio al ministero, dice il sindacato Clap, non era stata comunicata ai dipendenti Anpal servizi, che l’hanno appresa “con sconcerto su Linkedin”. Quindi ora Temussi passa da vigilato a vigilante, perché il ministero svolge funzioni di controllo sulla società in house. Il nome per la successione all’Anpal servizi è Paola Nicastro, direttrice Arpal Umbria e già direttore generale Anpal.

La breve esperienza di Temussi non sembra destinata a lasciare il segno: “In questi ultimi mesi – prosegue Clap nella nota – abbiamo solamente assistito a una accelerazione relativa al riposizionamento organizzativo del top management, pur avendo il presidente promesso di rilanciare l’azione strategica dell’agenzia, e di dare seguito agli impegni presi con le Organizzazioni Sindacali sulle materie negoziali. Ci troviamo di fronte a una comunità professionale disorientata dai continui cambi al vertice”.

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