Ospite di Dimartedì (La7), Pier Luigi Bersani analizza l’operato del governo Meloni, a partire dalla legge bavaglio, ovvero l’emendamento di Enrico Costa (Azione) alla legge di delegazione europea che modifica il codice di procedura penale e che vieta di pubblicare i virgolettati delle ordinanze cautelari fino alla conclusione dell’udienza preliminare.

Questi si dicono pure liberali – commenta Bersani – ma non hanno affatto ragione, perché è esattamente il contrario di quello che dicono. Se non hai fiducia nel fatto che la stampa sia il cane da guardia del potere e che i giornalisti abbiano la capacità e la volontà di rappresentare i fatti, tu lascerai spazio solo ai circuiti diversi, compresa la rete, che è inafferrabile“.

Bersani aggiunge: “Mettiamo in fila poi altre cose di questo governo: l’attacco all’Autorità nazionale anticorruzione, l’attacco alla Corte dei conti, sbaraccare il traffico d’influenze e l’abuso d’ufficio, alzare la soglia del contante, liberalizzare totalmente i subappalti a gogò. Qui si sta creando un habitat per la corruzione. E credo che l’idea alla base di molte di queste norme alla fine – continua – sia mettere a riparo fondamentalmente i colletti bianchi. Come a dire: ‘Adesso i magistrati ci hanno rotto le scatole’. Adesso ditemi voi: se togli l’abuso d’ufficio, la soglia del contante e il traffico di influenze e se il 90% delle assegnazioni di lavoro avviene senza gara, come hanno deciso di fare, cosa possiamo aspettarci? Non siamo un mondo di santi. Alcuni sono navigatori“.

Finale bordata di Bersani al vicepremier e ministro dei Trasporti: “C’è un paese spaesato e i temi sociali ed economici vagano. Adesso questo Salvini sta sempre dappertutto, ma è troppo chiedergli di occuparsi dei treni e degli orari dei treni? Non glielo chiede nessuno”.

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