Il 2024 è stato battezzato dalla stampa tedesca “super-anno elettorale”: oltre alle Europee di giugno, l’11 febbraio a Berlino si dovranno ripetere le elezioni del Bundestag del 2021, per ordine della Corte costituzionale che ha individuato irregolarità nello spoglio. A settembre, poi, si rinnoveranno i Parlamenti regionali di Sassonia, Turingia e Brandeburgo. E a cavalcare il malcontento degli elettori potrebbe esserci un nuovo partito guidato da da Hans-Georg Maaβen, l’ex capo dei servizi segreti domestici tedeschi. Dall’anno scorso Maaβen è presidente della WerteUnion (Unione di valori), un movimento che raccoglie la base più orientata a destra della Cdu, il maggiore partito conservatore: e ora vuol trasformarlo – con l’assenso del congresso di Erfurt del prossimo 20 gennaio – in un partito autonomo con lo stesso nome. L’85% circa degli aderenti a WerteUnion sono iscritti anche alla Cdu e già critici verso la linea dell’ultimo governo Merkel. Nel luglio 2021 il presidente Friedrich Merz li aveva sollecitati ad abbandonare il partito, dopo che a capo del movimento era stato eletto l’economista tedesco-americano Max Otte, con posizioni vicine all’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD).

Contro Maaβen, nel febbraio scorso, la presidenza della Cdu aveva avviato una procedura di espulsione per uso di linguaggio riferibile “all’ambito degli antisemiti e degli ideologi della cospirazione” nonché di “espressioni di denigrazione etnica”. Sui suoi social infatti compaiono post negazionisti della pandemia di Covid e del cambiamento climatico, nonché espressioni come “razzismo contro i bianchi”. Il collegio arbitrale della Cdu della Turingia, tuttavia, a luglio 2023 ha detto di no all’allontanamento: al momento è pendente il secondo grado della procedura. E la creazione di un partito autonomo – che secondo Maaβen ha già cinquecento domande di ammissione – faciliterebbe l’espulsione. Nel frattempo, a maggio, l’ex capo dei servizi ha partecipato a Budapest al raduno nazionalista Cpac insieme a Viktor Orbán, Steve Bannon e Donald Trump, facendosi intervistare dai media dell’estrema destra e riprendere con un delegato della AfD. “Parlo con chiunque e cerco di convincerlo dei valori democratici e di diritto; respingo come antidemocratica l’idea che ci sia una colpa nel mero contatto”, ha detto in risposta alle critiche.

Hans-Georg Maaβen ha alle spalle una rapida carriera da funzionario del Ministero degli interni, fino a giungere – nel 2012 – a capo dell’intelligence domestica. Durante il suo mandato costruì un dipartimento contro l’estremismo di destra e nel 2016 smantellò il gruppo neonazista “Old school society”. I segnali delle sue simpatie politiche però erano già visibili: sotto la sua direzione, l’ufficio elevò drasticamente la sorveglianza sugli estremisti di sinistra (nonostante lo scarso numero di crimini registrati) e non si occupò mai della AfD, che oggi in almeno tre Länder è considerata un’organizzazione con tendenze eversive. Maaβen fu rimosso dall’incarico nel novembre 2018, dopo aver negato l’autenticità di filmati che riprendevano la “caccia allo stranieroscatenata dall’estrema destra a Chemnitz dopo l’arresto di un iracheno ed un siriano sospettati dell’uccisione di un 35enne tedesco. Nel 2021, nel tentativo di sottrarre voti all’AfD, la Cdu lo candidò senza successo al Bundestag in Turingia meridionale. Ora l’ex funzionario afferma che i cristiano-democratici hanno perso lo spirito delle origini e non esclude affatto un’alleanza tra il suo nuovo partito e l’AfD: “Sono uno che non conosce muri antincendio”, dice.

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