Chiede ai parenti di un paziente di allontanarsi dalla sala d’attesa ma viene strattonata, buttata a terra, trascinata per i capelli e colpita al volto con un violento pugno. È il caso di un’infermiera dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia a Napoli, ed è anche l’ennesimo e inaccettabile caso di violenza e aggressione al personale medico e infermieristico. Ora fa il conto delle conseguenze: la rottura di un incisivo, la frattura del naso, una ferita e contusione al labbro superiore, una vistosa tumefazione al lato destro del volto, una lombalgia post traumatica e un severo stato di agitazione psicomotoria. Il risultato: una prognosi di 25 giorni salvo ulteriori complicazioni.

Sulla vicenda stanno indagando gli agenti della polizia di Castellammare di Stabia, che stanno identificando il responsabile anche grazie immagini del sistema di videosorveglianza. Giuseppe Russo, direttore generale dell’Asl Napoli 3 Sud, si dice stanco delle violenze, per la cui risoluzione “la militarizzazione degli ospedali è l’unica strada percorribile”: “Raggiungo il posto di lavoro per curare e non per rischiare la vita”.

Che servano delle misure più stringenti a tutela del personale sanitario viene sottolineato anche da Giovanni Sgambati e Nicola Di Donna, segretari generali campani di Uil e Uil Fpl: “E’ necessario intervenire con presidi di forze di polizia perché quando sono presenti attenuano di molto le aggressioni”. E poi continuano: “La ripresa di questa escalation di violenze è assolutamente insopportabile, c’è la necessità di coprire i troppi vuoti di organico. Anche questo aspetto determina un allungamento dei tempi nel ricorso alle prestazioni sanitarie e accresce la tensione”.

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