Stimolato da una recensione in rete di un ennesimo ristorantino affacciato sulla vecchia darsena di Savona, mia città natale, decido di scrivere questo post tutt’altro che beneaugurante circa il nostro futuro. Ma se pensassi positivo sarei simile a Jovanotti.

Dicevo della vecchia darsena di Savona, originariamente l’unico porto della città, chiamato dai locali “cu de Beu”, derivazione dal francese quai de bois, poiché sulla calata venivano sbarcati i legnami, spesso provenienti dall’estero. Su di essa non influirono né l’aumento dei traffici commerciali che vennero dirottati sulla nuova darsena, né la nascita di un piccolo polo industriale tra la vecchia darsena ed il mare aperto, quella che sarà l’Italsider. La vecchia darsena rimase un budello destinato a piccole imbarcazioni soprattutto di pescatori, circondato da locali magari anche un po’ malfamati, ma popolari, così come erano popolari le abitazioni che si affacciavano sulla darsena. In mezzo a queste dagli anni Settanta spiccava una nave in secca, il Costa del Sol.

Si trattava di un brigantino di proprietà di un comandante greco che lì anche ci viveva, Alexandros Stavros Mylonadis. Ma ecco che arrivano gli anni Novanta e precisamente nel 1994 un incendio doloso distrugge quel brigantino, evidentemente ritenuto ingombrante. Ma a cos’era di ostacolo quella bella imbarcazione a vela? Allo sviluppo del quartiere. Non è un caso forse che proprio in quegli anni vada in crisi l’Italsider ed un vasto appezzamento di terreno di sua proprietà con destinazione industriale venga dalle giunte rigorosamente di sinistra svincolato da qualsiasi destinazione che non sia quella residenziale.

È così che nasce l’operazione Crescent, un enorme edificio ed annessi box concepito dall’archistar Bofill, del tutto identico, tra l’altro, a quello consentito da De Luca fronte mare a Salerno. Ma mentre sorge il Crescent, l’intero quartiere viene rivoltato come un calzino e dove prima c’era la classe proletaria arrivano i medio-alto borghesi, che acquistano a cifre congruenti gli alloggi ristrutturati con vista darsena o subito retrostanti. E addirittura viene realizzato un grattacielo (sempre a firma Bofill), con sotto una piazza intitolata, ironia della sorte, a quel Fabrizio De Andrè che stava sempre dalla parte degli ultimi e dei reietti.

È il tristemente famoso fenomeno della gentrification, di cui bene parlò Giovanni Semi, fenomeno che rende tutti i centri storici delle città simili tra loro. Ed oggi sull’area ex Italsider (nel frattempo fallita, ne parla il giornalista Bruno Lugaro nel suo “Il fallimento perfetto”), al Crescent si è abbinato pure il Crescent 2, che è sold out con prezzi da capogiro: è “Il lusso di abitare in darsena”. Intanto, intorno alla vecchia darsena sono scomparsi gli artigiani e spopolano i ristorantini trendy e uno di questi richiama, sempre per ironia della sorte, all’ingombrante brigantino, il Costa del Sol.

Siamo sulla darsena ed ovviamente i locali offrono quasi solo piatti di pesce: peccato che provenga da chissà dove visto che le maleodoranti barche dei pescatori non ci sono quasi più e il Mar Ligure è sempre più povero. Ed anche la vecchia darsena non ha più quella fastidiosa puzza: di popolare.

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