Al contrario del suo collega salentino, non si è fatto fermare dalla polemiche il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, il cui stipendio passa da 36 a 121mila euro l’anno, con un incremento di circa il 400%. Lo ha stabilito una delibera approvata dal Consiglio di amministrazione, i cui membri hanno ottenuto anch’essi un aumento che per tutti parte retroattivamente dal primo novembre 2022.

La delibera, nel caso del Politecnico, non è passata dal Senato accademico che invece, all’università di Lecce, aveva potuto esprimere il proprio parere negativo. In Salento, per il rettore Fabio Pollice, era stato previsto un aumento da 25 a 121mila euro annui. La proposta di incremento riguardava anche gli stipendi del prorettore e del quadro dirigenti. Ma, come sta accadendo per il suo omologo barese, la notizia aveva scatenato un vespaio di polemiche, in particolare quelle della Cgil, che hanno spinto Pollice, lo scorso 13 dicembre, a un dietrofront. Pollice, però, aveva difeso la sua iniziativa, spiegando di avere applicato solo un decreto del governo: “Ho applicato un Dpcm che vale per tutte le università pubbliche. Il Dpcm spiega che è diritto di chi ha delle responsabilità avere un compenso adeguato. Questi compensi possono apparire eccessivi ma non li ho definiti io, anzi, ho scelto il range più basso. E credo che l’aumento sia giusto perché i dipendenti dell’università sono i meno pagati di tutta la Pubblica amministrazione”. Anche il rettore del Politecnico avrebbe scelto l’aumento minimo consentito dai parametri previsti dal governo che riguardano bilanci e dimensioni degli atenei.

. “Una scelta che risulta non comprensibile – commenta Valeria Patruno, coordinatrice di Link Politecnico – e non condivisibile se inserita nel contesto economico e sociale in cui viviamo, che ha visto per anni dei netti tagli alla spesa pubblica e all’istruzione e che vede, in questa scelta, un allargamento del divario tra alcune figure apicali del Politecnico di Bari e la restante parte dei lavoratori dell’università”. La Cgil ritiene sia “totalmente fuori da ogni contesto sociale, politico ed economico di quel che vive il Paese”. La segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, e il segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza regionale, Ezio Falco, evidenziano che nelle università italiane “persistono sacche di precarietà, e personale Cel e tecnico amministrativo inquadrato con i livelli più bassi per logiche di bilancio”. “Riteniamo allo stesso modo inopportuno e grave – proseguono – che vi sia stato un passaggio dei provvedimenti adottati nel solo Cda e non nell’organo di governo collegiale universitario qual è il Senato accademico”. Pertanto i sindacalisti chiedono un passo indietro sia al rettore Cupertino sia ai componenti del consiglio di amministrazione.

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