La premier Giorgia Meloni l’aveva annunciato nello scorso aprile, al Vinitaly, con tanto di benedizione degli alleati leghisti. Ora il liceo del Made in Italy è realtà. Dal prossimo anno scolastico gli studenti potranno iscriversi al nuovo corso di studi, promosso dai licei di scienze umane – opzione economico sociale, che farà di loro degli “esperti” dei prodotti di casa nostra, dei futuri promoter delle nostre aziende, sotto ogni profilo, giuridico, storico, economico. Chi uscirà dai cinque anni di liceo – visto il piano di studi del biennio (quello del triennio sarà presentato solo entro due mesi dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale della Legge, quini entro il 27 febbraio), saprà due lingue straniere, avrà competenze in economia politica e diritto oltre alle “classiche” discipline di storia, geografia, matematica e italiano.

La circolare che contiene le indicazioni operative per consentire l’iscrizione alle classi prime del nuovo percorso liceale per l’anno scolastico 2024-2025 è stata pubblicata e inviata alle istituzioni scolastiche e alle Regioni in queste ore e i genitori potranno scegliere questo percorso, sulla piattaforma Unica, a partire dal 23 gennaio 2024 (anziché il 18 come per gli altri indirizzi). Tecnicamente il percorso burocratico creerà qualche problema a mamme e papà perché fino all’ultimo momento non sapranno se nella loro città il corso sarà avviato. I dirigenti dei licei di scienze umane, infatti, devono chiedere agli Uffici scolastici regionali di poter avviare il nuovo percorso di studi entro il 15 gennaio. Da quella data al 20 gennaio, gli Usr trasmetteranno il tutto a Roma che ratificherà l’adesione inserendolo sulla piattaforma.

Altro problema per i genitori è quello di non sapere il piano di studi di tutto il quinquennio. Ad oggi, infatti, è disponibile sul sito del ministero dell’Istruzione solo quello del biennio che prevede sostanzialmente una sola differenza rispetto al tradizionale “scienze umane”: anziché esserci 99 ore annue dedicate, appunto, alle “scienze umane” ve ne saranno 99 di economia politica e 99 di diritto. Per il resto sono previste 99 ore annue di storia, geografia, matematica e della prima lingua. Sessantasei ore annue saranno dedicate alle scienze naturali e motorie mentre 33 a storia dell’arte e religione.

A supportare il lavoro dei licei è stata istituita dalla Legge – con una spesa di oltre un milione e mezzo di euro – anche la fondazione denominata “Imprese e competenze per il made in Italy” con il compito di promuovere un raccordo tra le imprese che rappresentano l’eccellenza, comprese quelle titolari di marchi storici, e i licei del “Made in Italy”.

Ogni anno la fondazione conferirà il premio di “Maestro del made in Italy” a imprenditori che si saranno particolarmente distinti per la loro capacità di trasmettere il sapere e le competenze alle nuove generazioni. Non solo. Il 15 aprile di ogni anno sarà promossa la Giornata nazionale del made in Italy, al fine di celebrare la “creatività e l’eccellenza italiane presso le istituzioni pubbliche e quelle scolastiche del primo e del secondo ciclo di istruzione”.

Ma chi uscirà da questo liceo? Saranno giovani che potranno naturalmente accedere alle Università ma che, nelle intenzioni del governo, potranno spendere le loro competenze anche già a 18 anni nelle aziende. “L’istituzione di questo Liceo è una parte qualificante del percorso di valorizzazione, promozione e tutela delle eccellenze italiane: fornirà agli studenti – dice il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara – la possibilità di approfondire gli scenari storici, geografici, artistici e culturali dello sviluppo industriale e del tessuto produttivo del nostro Paese, ma anche di proiettarsi nel futuro con una solida formazione di base soprattutto nei campi economico, giuridico e tecnologico: questo mix virtuoso si inserisce nella grande riforma della scuola secondaria superiore, che si propone di avvicinare l’istruzione al mondo dell’imprenditoria nazionale e quindi del lavoro, riducendo la distanza fra le competenze richieste dai settori produttivi e quelle fornite dalla scuola”.

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