Alla fine, il tanto criticato aumento dell’indennità non ci sarà, almeno per il momento. Il rettore dell’università di Lecce, Fabio Pollice, fa un passo indietro e – dopo la bocciatura della proposta da parte del Senato accademico – chiede al consiglio di amministrazione (che si è riunito la mattina del 19 dicembre) di non deliberare sull’aumento dell’indennità da lui percepita, che sarebbe dovuta passare da 25 mila a 121 mila euro l’anno.

La rideterminazione delle indennità e dei gettoni di presenza dei componenti degli organi universitari riguardava in particolare il rettore (con un aumento di indennità da 25.200 a 121 mila euro, +480%), il pro-rettore (da 10.800 a 30.250 euro, + 280%) e i nove componenti del Cda (da 0 a 108.900 euro, oltre 13.600 per ciascun componente). “Questi compensi – ha detto Pollice – possono apparire eccessivi ma non li ho definiti io, anzi, ho scelto il range più basso. Ho applicato un Dpcm che vale per tutte le Università pubbliche, non ho fatto un colpo di testa. Credo – ha aggiunto – che l’aumento degli stipendi sia giusto perché gli stipendi dei dipendenti dell’università sono i meno pagati di tutta la Pubblica amministrazione. Il Dpcm spiega che è diritto di chi ha delle responsabilità avere un compenso adeguato”. Il rettore ha anche voluto sottolineare “che il parere del Senato in questo caso era di tipo consultivo, perché la decisione finale spettava al Consiglio di Amministrazione. Di qui la mia decisione di portare la questione all’attenzione di questo Organo”. Il Senato accademico di Unisalento aveva respinto la proposta il 12 dicembre.

“Confido – dice Pollice – che quanto accaduto possa portare tutti a riflettere sull’importanza di riconoscere il giusto compenso a chi si assume delle responsabilità pubbliche, perché questo è l’unico modo per rilanciare il settore pubblico e dare slancio al nostro Paese. Ribadisco che tengo all’immagine del nostro Ateneo più di quanto tenga alla mia stessa reputazione”. “Abbiamo ottenuto in queste ultime stagioni risultati straordinari, l’ultimo dei quali è stato l’aumento degli immatricolati che è andato oltre ogni nostra più rosea previsione. Non ritengo giusto – conclude il rettore dell’università di Lecce – che questa reputazione venga messa in dubbio da una superficiale ed erronea valutazione di una proposta di cui sono il solo responsabile; una proposta che non fa altro che recepire un decreto del presidente del consiglio dei ministri”, ha ribadito il rettore.

A sollevare la questione era stata la Flc Cgil di Lecce (Federazione lavoratori della conoscenza) criticando la proposta di aumento e parlando di “stupore e malcontento nell’intera comunità accademica”. Dopo la riunione del Cda la Cgil definisce la decisione di non deliberare come “una scelta rispettosa del ruolo degli organi accademici, oltreché del personale”. “Tutti noi riconosciamo la gravosità degli impegni di chi amministra gli enti pubblici e non siamo contrari ad una rimodulazione delle indennità di chi assume responsabilità amministrative a vario titolo, di tutto il personale”, spiega la Cgil. “Ai componenti del Consiglio di Amministrazione vanno le scuse per aver impropriamente attribuito loro la responsabilità di una proposta che era invece in capo al rettore e sulla quale avrebbero dovuto pronunciarsi. Resta forte la perplessità – sostiene la Cgil – sull’iter istituzionale, essendo fermamente convinti che alcune decisioni dovrebbero essere maggiormente partecipate e che il Cda in carica non possa decidere un aumento dei propri compensi senza entrare in conflitto di interessi. Infine ribadiamo – concludono Cgil e Flc – che da sempre lottiamo per un’università pubblica e accessibile a tutti, anche a chi non possiede le condizioni materiali per poterne sostenere i costi”.

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