Il presidente Vladimir Putin ha più volte indicato l’aumento del Pil russo come prova della buona salute economica e del fallimento delle sanzioni occidentali. Al contrario, sostengono Jeffrey A. Sonnenfeld e Steven Tian dell’Università di Yale, il Cremlino starebbe finanziando la sua invasione dell’Ucraina non solo con l’esportazione di materie prime e aggirando le sanzioni, ma cannibalizzando l’economia russa: “Putin non rimarrà mai veramente a corto di soldi poiché può sempre fare l’equivalente autoritario di un atto di bullismo: spremere, ad esempio oligarchi come fossero bambini ai quali rubare i soldi del pranzo durante la ricreazione scolastica”.

La bolla delle spese di guerra – Secondo gli analisti, il Pil russo è attualmente gonfiato dagli investimenti nell’industria bellica. “Il mercato del lavoro russo e l’intera economia lavorano al limite – spiega Ruben Enikolopov, ricercatore e docente presso l’Università Pompeu Fabra -, sono stati spinti al massimo delle loro capacità e semplicemente non possono produrre di più. Lo Stato sta dirottando le sue risorse finanziarie verso il settore della Difesa e il popolo lo segue”. In questo scenario, secondo Polina Ivanova, Premio George Orwell per il giornalismo politico nel 2022, “l’esercito russo e le sue fabbriche di armi stanno risucchiando un numero crescente di lavoratori mentre Mosca si prepara ad una lunga guerra in Ucraina, lasciando i settori civili con penosa carenza di manodopera e destabilizzando l’economia in generale”.

L’ex potente parla – Anche l’ex ministro russo dello Sviluppo economico Alexey Ulyukaev vede le cose diversamente dal Cremlino: “Credo che l’economia stia cambiando, per molti versi è un’economia di mobilitazione, ma non solo. Nel commercio, per esempio, vendi petrolio all’India, ma ricevi in cambio rupie (la valuta indiana, nda), con le quali non puoi fare nulla. A questo si aggiunga il fatto che se ne sono andate via dalla Russia un milione di persone istruite e professionalmente avanzate e ne sono arrivate altrettante ma capaci solo di svolgere il mestiere di corriere o guardia di sicurezza: formalmente, si ha la stessa quantità di occupazione, ma si tratta di un lavoro diverso”.

Mosca la meno toccata – Ad oggi, il ritiro di molte aziende occidentali – tutte con negozi e stabilimenti nelle ricche città della Russia europea – non ha avuto un grande effetto sulla situazione del mercato del lavoro, perché molti investitori stranieri hanno semplicemente venduto a imprese russe. Con la conseguenza che, se sei di Mosca e dintorni, prima lavoravi per Renault o McDonald’s, ora per Moskvich e Zio Vanya, ma senza risentire del cambiamento, tranne per il fatto che i lavoratori non sono più abbastanza: tutti li cercano, tutti assumono, ma pochi ne trovano. E che chi un lavoro ce l’ha deve lavorare di più.

Fame di lavoratori – Il fatto è che nessuno in Russia, da Vladimir Putin all’ultimo operaio, ignora quello che una nota società di consulenza, Yakov i Partners, ha messo nero su bianco: il grande Paese euroasiatico soffre una drammatica carenza di manodopera nella produzione nazionale, “che probabilmente raggiungerà un deficit compreso tra due e quattro milioni di lavoratori entro il 2030”. Il numero di giovani lavoratori in Russia è già diminuito di 1,33 milioni di persone tra dicembre 2021 e dicembre 2022: molti dei migliori programmatori sono fuggiti dal paese nonostante le esenzioni speciali dal servizio militare introdotte per i lavoratori IT e una disponibilità di 500-700mila posti. Alfa Bank stima che almeno un milione di persone abbiano lasciato il Paese nel solo 2022, il più grande esodo dalla caduta dell’Unione Sovietica. Kazakistan e Georgia sono state le principali destinazioni iniziali. Nella sola Georgia sono state registrate 21.326 imprese di vario tipo nel 2022-23, tre volte più dei precedenti 27 anni messi insieme. Ma quando possibile, da lì i migranti si sono spostati verso l’Occidente.

Il lavoro minorile nel XXI secolo – È per affrontare questa sfida che la Duma di Stato, il Parlamento russo, ha approvato un disegno di legge che consente agli adolescenti sopra i 14 anni di firmare un contratto di lavoro senza troppe formalità e col consenso di un solo genitore. La legge afferma che gli adolescenti non dovrebbero svolgere lavori fisicamente pesanti, ma -secondo Azamat Ismailov (il nome è uno pseudonimo) di Open Democracy, “agli studenti viene promesso un lavoro dopo un solo anno di studio negli istituti tecnici: assemblano droni kamikaze iraniani come parte del loro percorso scolastico, cuciono uniformi militari, producono reti mimetiche e così via come parte della loro educazione patriottica”. La guerra e la militarizzazione dei rapporti di lavoro comportano “lo sfruttamento della manodopera giovanile, anche nella produzione militare. I russi sapevano bene che ciò accadeva durante la Seconda Guerra Mondiale, ma al giorno d’oggi sembrava inimmaginabile fino allo scoppio dell’attuale guerra”, aggiunge. Le testimonianze raccolte dalla stessa Open Democracy parlano di bambini esausti, impiegati per turni di 12 ore per due giorni di fila. “Il destino del nostro Paese e della nostra gente dipende da persone come te, persone come noi”, è quanto viene detto per indottrinare i teenager. Li impiegano “in un’industria pericolosa; incollano qualcosa di chimico, anche letale, non tutti gli adulti andrebbero a lavorare lì. Vietano ai bambini di raccontare tutto ai genitori… Per non pagare, gli obiettivi di produttività vengono dati due giorni prima della fine del mese”, riferisce Open Democracy.

Lavora, lavora, lavora – Le dodici ore di lavoro dei minorenni non sorprendano: per coprire i vuoti negli organici le aziende stanno facendo un ricorso massiccio a lunghi e massacranti turni di lavoro: la stessa squadra sta spesso in fabbrica o al computer per due turni di seguito dei tre totali che svolgono, giorno e notte, per sfruttare in modo intensivo i pochi lavoratori sufficientemente qualificati. Tutto per mantenere la produttività delle imprese, ma senza la prospettiva di poterla migliorare.

La campagna d’Africa – Un po’ per calcolo geopolitico, un po’ di più per disperazione, Mosca si appresta ad aprire i suoi confini ai cittadini di decine di Paesi africani che finora necessitavano del visto d’ingresso. Tuttavia, l’afflusso di migranti non riuscirà a colmare le lacune nel mercato del lavoro, perché a mancare sono soprattutto lavoratori stranieri qualificati. Non ultimo, lo sfruttamento e il rischio concreto di essere mobilitati con destinazione il fronte ucraino, spingono i migranti già arrivati a tentare di scavalcare le frontiere con Finlandia, Polonia e Paesi Baltici, tutti Stati che già temono l’uso della “bomba migratoria” da parte di Putin.

AAA fabbrica di cannoni assume – In tutto questo, i lavoratori nel settore della difesa, che possono essere esentati dal servizio militare, si sentono particolarmente privilegiati e sicuri. Peccato non bastino: nonostante abbia risucchiato personale da altri settori, l’industria della difesa è a corto di 400.000 lavoratori. Come testimoniato dall’anonimo direttore delle risorse umane di uno stabilimento di aviazione militare in Siberia che cerca 3.000 dipendenti: “Avere un’istruzione superiore probabilmente è un po’ irrilevante adesso. Onestamente, hai due mani, due gambe, occhi e orecchie? Sei assunto!”.

david.rossi.italy@proton.me

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