Per il Partito Democratico toscano è la “Meloni Tax“, la tassa per salvare il sistema sanitario regionale dal sottofinanziamento imposto dalla Legge di Bilancio del governo. Per la destra, si tratta invece di una manovra con cui la sinistra trova il modo di alzare le tasse. La conferenza stampa del presidente della Toscana Eugenio Giani nella quale è stato annunciato l’aumento dell’addizionale regionale Irpef ha dato il via a un rimpallo di responsabilità tra maggioranza e opposizione sulle responsabilità per l’innalzamento delle tasse a carico dei cittadini toscani. “Non vogliamo tagliare i servizi sanitari, a costo di prendere una strada sgradita e impopolare”, ha dichiarato il presidente Giani, ammettendo di non aver trovato un’altra via per far quadrare i conti.

Il problema è la voragine creata dalla mancata riscossione di circa 400 milioni di euro che Regione Toscana contava di ricevere dalle aziende fornitrici di dispositivi medici. Secondo la legge sul cosiddetto Payback, infatti, nel caso in cui le Regioni superino il tetto di spesa disposto per legge nell’acquisto dei dispositivi sanitari, devono essere le stesse aziende fornitrici a ripianare parte dell’eccedenza, fino al 50% del fatturato delle forniture. Scritta nel 2015, quando al governo c’era Matteo Renzi e la ministra della Salute era Beatrice Lorenzin, la norma è rimasta congelata per sette anni, per poi essere attuata dal dimissionario governo Draghi. Ma le aziende hanno fatto ricorso e il Tar del Lazio ha rimandato tutto alla Consulta. In attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale (ci potrebbero volere mesi), però, c’è da chiudere il bilancio e la Toscana è in rosso. “Siamo costretti a dover prendere atto che questi soldi non ci vengono versati – ha ammesso Giani -. Quindi dovremo far quadrare il bilancio della sanità toscana con un’addizionale Irpef”. La variazione è definita “una tantum”, ma è probabile che venga confermata per prudenza anche per le annualità 2025 e 2026, nel caso in cui i crediti del Payback non vengano mai recuperati.

L’aumento – contenuto in un emendamento della legge di bilancio regionale approvato giovedì 21 dicembre – coinvolgerà chi ha redditi annui superiori ai 28mila euro lordi. Secondo le stime, sugli oltre due milioni di cittadini che pagano l’addizionale regionale, saranno circa 600mila quelli che subiranno l’aumento, una percentuale intorno al 30%. Restano esclusi i lavoratori con partita iva – professionisti come avvocati, commercialisti o notai – che hanno optato per il regime forfettario, la flat tax. “Con due annualità di Payback, pari a 200 milioni, nemmeno tutti quanti quelli per cui siamo in credito, si sarebbe potuto chiudere il bilancio – ha commentato Giani, parlando in Consiglio regionale -. Ma questo governo ha preferito tutelare le lobby dei dispositivi sanitari invece che il popolo, decidendo di non dare alle Regioni le risorse del Payback. E ci ha costretto così a fare questa manovra”. Il presidente della Toscana ha anche sottolineato il dietrofront da parte dell’esecutivo Meloni rispetto a quanto disposto dal governo precedente: “Lo scorso anno – ha dichiarato – il ministro Speranza firmò il decreto per erogare quattro annualità, ma quest’anno non sono arrivate. Le leggi, però, non sono minimamente cambiate. Non avevo mai visto un governo che non rispetta le leggi dello Stato”.

Molte le critiche contro il governatore Pd. Oltre alla destra, anche gli alleati di Italia Viva si sono opposti al provvedimento, minacciando una crisi di maggioranza nel Consiglio. I renziani puntavano a far approvare il bilancio così com’era. Questo perché, a parer loro, la Regione ha ancora un credito esigibile e come tale è corretto iscriverlo a bilancio, in modo da costringere il governo ad assumersi le sue responsabilità. Ma questa ipotesi è stata bocciata dal Pd che preferisce scongiurare il rischio di un piano di rientro. Questo, infatti, avrebbe come conseguenza l’aumento dell’Irpef per tutti i cittadini, indipendentemente dagli scaglioni. Il rialzo, assicurano in ogni caso dal Pd, non sarà definitivo. Una volta ottenute le quattro annualità di Payback, spiegano, le aliquote saranno ridefinite al ribasso. Ma se le previsioni non si avverassero e questi soldi non dovessero più rientrare nelle casse della Regione?

“A pagare saranno sempre i soliti”, attacca Daniele Calosi della Fiom Cgil Firenze. “Perché non si è pensato all’aumento dell’Irap? O a un superbollo sulle auto di lusso?”, si domanda il sindacalista, annunciando che la Fiom è pronta a mobilitarsi “per contrastare un provvedimento ingiusto e scorretto”. Critici anche i rappresentanti dei lavoratori sanitari, freschi di sciopero nazionale contro il definanziamento del Ssn: “Pur riconoscendo l’impegno della Regione sulla sostenibilità del sistema sanitario pubblico – scrive in una nota l’Intersindacale Toscana dei Medici, Veterinari e Dirigenti Sanitari Ssn -, esprimiamo piena contrarietà alla soluzione proposta, peraltro attuata con una progressività incomprensibile e che risparmia i redditi realmente alti. In un contesto nazionale che presenta un’evasione fiscale quantificata in 100 miliardi di euro l’anno, si ricorre a uno strumento che vessa ulteriormente i soliti noti contribuenti, che già sostengono con il loro stipendio la gran parte del gettito fiscale”. Il Pd, dal canto suo, cerca di spostare le critiche sul “pacco di Natale” fatto recapitare in Toscana da Palazzo Chigi. “Hanno compiuto un vero e proprio attacco nei confronti della nostra Regione, per mero fine politico ed elettorale, finendo però per colpire la pelle delle cittadine e dei cittadini toscani, decidendo di destinare risorse insufficienti al Fondo sanitario nazionale e costruendo una manovra che incentiva il privato e demolisce il pubblico”, scrivono in una nota. E concludono: “La salute è un diritto di chiunque, un bene da difendere e far avanzare in tutti i costi, perché non possiamo accettare che a curarsi sia solo chi può permettersi di rivolgersi al privato”.

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