Oltre 60mila persone colpite dall’infezione nell’ultima settimana, in crescita di quasi il 10% rispetto ai sette giorni precedenti. L’ondata di Covid arriva alla soglia dell’Rt 1 con un impennata da 0,80 a 0,96 che lo porta al limite della fase epidemica, come registrato dall’ultimo monitoraggio del ministro della Salute insieme all’Istituto Superiore di Sanità. Dal rapporto non emergono elementi di preoccupazione per quanto riguarda i ricoveri: è stabile il tasso di occupazione dei posti letto in area medica (11,8% rispetto all’11,9 della settimana precedente), mentre cresce leggermente l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva (al 3,1% rispetto al 2,7%).

Nell’ultima settimana si conferma che la fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale è quella degli ultranovantenni, con 237 casi ogni 100 mila. Questa fascia di età è anche quella con il più alto tasso di ricoveri e la più alta mortalità. Tra le varianti è in forte crescita JN.1, designata come variante di interesse dall’Oms nei giorni scorsi. Nell’ultima settimana è diventata la variante dominante superando EG.5: è al 49,1% rispetto al 20,9% della settimana precedente. Anche se l’incidenza dei casi risulta in aumento in quasi tutte le Regioni, resta una forte variabilità geografica: l’incidenza più elevata è stata riportata in Abruzzo (224 casi per 100 mila abitanti), seguito da Veneto (137) e Umbria (120); la più bassa in Sicilia (3 casi per 100 mila abitanti), seguita da Sardegna (18) e Basilicata (26).

L’ondata partita a metà novembre ha avuto ripercussioni anche sulle farmacie: “Non siamo ai livelli degli anni passati, ma c’è stato un incremento dei tamponi del 20% soprattutto sono stati richiesti, con numeri abbastanza elevanti, i test fai da te. C’è lavoro sull’influenza come è normale in questo momento della stagione”, spiega Marco Cossolo presidente di Federfarma. Le vaccinazioni Covid “purtroppo non sono mai decollate, neanche in farmacia”, avverte Cossolo e “siamo lontani dai numeri del 2021 e 2022. Ci sono regioni che hanno fatto meglio di altre, ma – conclude – il dato generale non è positivo”.

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