Migliaia di messaggi su Whatsapp in cui si discuteva quali fossero le vittime da attirare in trappola, con tanto di lista di nomi di coetanei da “eliminare”. Sono tra le prove che hanno spinto la Manchester Crown Court a condannare due adolescenti per l’assassinio di Brianna Ghey, 16 anni, accoltellata a morte l’11 febbraio scorso in un parco a Culcheth, nel nord dell’Inghilterra. All’epoca dei fatti i due giovani avevano 15 anni. Il presidente della corte ha anticipato che li condannerà probabilmente al carcere a vita, ma la sentenza sarà resa formalmente nota a gennaio quando il magistrato deciderà anche se il nome dei due ragazzi – un maschio e una femmina – può essere reso noto. La morte di Brianna Ghey suscitò sgomento nel Regno Unito perché fu l’ennesimo caso di violenza giovanile con l’uso mortale di coltelli e in particolare provocò la mobilitazione della comunità Lgbtqi (la sedicenne vittima era transgender) che era tornata a denunciare discriminazioni e sentimenti d’odio. Il giudice ha sottolineato nel verdetto l’efferatezza dei due adolescenti, ossessionati dalla violenza, che avevano compilato appunto un elenco di vittime da eliminare: oltre a Brianna Ghey c’erano i nominativi di altri quattro minorenni.

Secondo quanto riporta Repubblica la polizia ha testimoniato a processo di non credere che Brianna sia stata uccisa perché transgender (aveva affermato il suo genere a 14 anni), ma perché avevano il desiderio di provare la sensazione di uccidere. La ragazza in particolare peraltro – ossessionata dai serial killer e da video di torture sul “dark web” – era diventata amica della vittima, ma quando ha pianificato l’omicidio scriveva di voler vedere se al momento dell’aggressione avrebbe gridato “come un maschio o come una femmina”.

GIUSTIZIALISTI

di Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita 12€ Acquista
Articolo Precedente

Covid, l’ondata di Natale: oltre 60mila casi in 7 giorni. Federfarma: “Richiesta tamponi +20%”

next