“È alla politica, alle democratiche istituzioni rappresentative che vanno affidate le scelte e le decisioni che incidono sulla vita sociale e sulla libertà dei cittadini non alle strategie di grandi gruppi finanziari in base ai loro interessi”. Non solo il ruolo del Parlamento (“fondamentale”) e “l’equilibrio dei poteri”, Sergio Mattarella, durante il tradizionale discorso di auguri alle Alte cariche dello Stato, ha evocato l’influenza nella gestione della politica di gruppi esterni e che non vengono controllati abbastanza. E, nel corso del suo intervento, è andato oltre prendendosela direttamente con quei pochi che detengono un eccessivo potere: “Oligarchi di diversa estrazione“, ha detto, “si sfidano nell’esplorazione sottomarina, in nuove missioni spaziali, nella messa a punto di costosissimi sistemi satellitari (con implicazioni militari) e nel controllo di piattaforme di comunicazione social, agendo, sempre più spesso, come veri e propri contropoteri”. Una spiegazione che evoca, anche se non viene mai citato direttamente, il magnate Elon Musk che, solo pochi giorni fa, era ospite della festa di Fratelli d’Italia. “Il fenomeno non è nuovo nella storia”, ha aggiunto il capo dello Stato. “Già in passato, anche lontano, grandi corporazioni si sono trovate a condizionare l’azione di governi, se non degli Stati. Con l’avvento della democrazia gli Stati non dipendono più da singoli interessi. E non deve accadere“.

Mattarella si è a lungo soffermato sul ruolo delle Camere e sullo stato di salute della democrazia. Un richiamo che fa effetto, soprattutto alla luce dell’abuso di decreti legge che questo governo continua a praticare con disinvoltura. “Dal rispetto della libertà di ciascuno discendono le democratiche istituzioni, l’equilibrio fra i poteri, il ruolo fondamentale del Parlamento, l’imparzialità, principio guida della pubblica amministrazione, unitamente al suo dovere di efficienza e competenza”, ha detto. E non ha dimenticato di citare la sempre più scarsa partecipazione alle urne: “I presupposti etici e civili della democrazia vivono nei sentimenti della comunità. Le paure possono attenuare il senso di solidarietà e quindi il desiderio di partecipazione, possono affievolire la fiducia necessaria per farsi artefici del futuro. Non possiamo trascurare l’attuale preoccupante flessione della partecipazione al voto, essenziale per la legittimazione delle istituzioni. Fiducia – partecipazione – democrazia sono anelli inseparabili di un’unica catena. Sottolineano il valore dell’attivo coinvolgimento nella vita della Repubblica in tutti i suoi aspetti. Da qui l’appello alla responsabilità di ognuno: tutti siamo chiamati a fare la nostra parte”.

Il capo dello Stato è anche ritornato a parlare di quella che è una delle più grandi emergenze che la nostra società deve affrontare: i femminicidi. “Occorre contrastare con forza, e insieme, i fenomeni di violenza che si manifestano in vari ambiti della società, in particolare scuote le nostre coscienze – ed è intollerabile – la violenza degli uomini sulle donne. Senza dimenticare che un forte, efficace, contrasto viene fornito dalle tante, diffuse e preziose forme e iniziative di solidarietà, il cui messaggio di esempio, nella narrazione dei media e dei social, finisce sovente per essere oscurato”.

Mattarella è poi tornato sul tema della guerra, in Ucraina come in Israele. “Quello che stiamo vivendo è un tempo, per un verso, affascinante, di grande cambiamento ma anche difficile, travagliato, per più aspetti drammatico: il post pandemia, con gli effetti prodotti a tutti i livelli nelle nostre comunità, da quelli umani a quelli economici, sociali e psicologici, soprattutto sui più giovani”. La guerra “che, da settimane, infiamma il Medio Oriente, con la sanguinosa e brutale aggressione terroristica di Hamas a Israele e le azioni militari a Gaza, che stanno costando un numero inaccettabile di vittime civili, in uno scenario che rende sempre più grave la situazione umanitaria in quei territori”. E ancora: “Mai come in questo tornante della storia dell’umanità, il confine tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia, tra vero e falso, dipende dalle nostre scelte. Dalla nostra capacità di leggere il cambiamento in atto per orientarlo. E farlo con la guida dei principi irrinunciabili della nostra civiltà. Nulla può essere dato per scontato. La pace innanzitutto. Ma anche la democrazia, i valori su cui si fonda. A cominciare dall’idea di libertà”.

Ma a preoccupare è anche la situazione economica e come le crisi stiano colpendo le singole persone e le famiglie. “Si allargano intanto i divari sociali: alle vecchie diseguaglianze se ne aggiungono di nuove, nei campi del digitale e della conoscenza. E stridono le gigantesche ricchezze appannaggio di pochi a fronte del disagio di tanti, con una distanza mai prima registrata né in Italia né altrove. Si tratta di fenomeni globali che entrano prepotentemente nella vita delle nostre comunità e in quella quotidiana di ciascuno. Se questo è lo scenario in cui siamo immersi, su quali presupposti possiamo insieme guardare al domani senza cedere all’angoscia ma anzi recuperando un sentimento di fiducia nel futuro?”. E a questo proposito Mattarella ha parlato anche della piaga dell’evasione fiscale. Una piaga contro la quale il governo ha concentrato particolari sforzi: “Molti detentori di grandi capitali del mondo, persone e aziende, eludono quasi integralmente gli obblighi fiscali, soprattutto nei servizi all’informazione, oggi settori di punta e in continua crescita“. E Mattarella ha sottolineato che la questione “riguarda direttamente l’espressione della sovranità dei cittadini, a cui viene chiesto di concorrere al finanziamento delle attività statuali in quanto titolari di diritti; mentre in contemporanea c’è chi ritiene di potersi sottrarre a quel dovere disconoscendo ruolo e natura dello Stato, talvolta avvalendosi di legislazioni compiacenti di alcuni Paesi”.

Articolo Precedente

Palermo, consigliere comunale di FdI perde la testa: salta sul banco del presidente e prova a strappargli il microfono

next
Articolo Successivo

Il bavaglio alle fonti e quello alla stampa, da Cartabia a Nordio e Costa: la lunga guerra della politica all’informazione giudiziaria

next