La popolazione in Italia è scesa sotto i 59 milioni, con un calo di quasi 33mila persone rispetto al 2021. Lo rivela l’Istat con il censimento 2022 sulla popolazione residente in Italia e sulla dinamica demografica del Paese, dove spiega: “La flessione della popolazione si mantiene contenuta grazie alla dinamica positiva della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.141.341 (+2,2% rispetto al 2021)”. La popolazione straniera, di 5 milioni e 141mila unità al 31 dicembre 2022, corrisponde ormai quindi all’8,7% del totale. Il calo di popolazione presenta comunque un’intensità minore sia rispetto al 2021 (-3,5 per mille), sia soprattutto rispetto al 2020 (-6,7 per mille), anni durante i quali gli effetti della pandemia avevano accelerato il processo di declino iniziato già nel 2014. Il decremento demografico 2022, tuttavia, interessa quasi esclusivamente il Mezzogiorno (-3,8 per mille).

Piccoli comuni in calo. I grandi resistono – Il calo di residenti non si è verificato in maniera omogenea sul territorio nazionale. Ad aver perso maggiormente popolazione, rispetto all’anno precedente, sono infatti i piccoli comuni, soprattutto quelli con massimo 5mila abitanti. Che rappresentano però ben il 70% dei Comuni italiani. Tra i 44 Comuni con oltre 100mila abitanti, invece, la metà guadagna popolazione. Tra questi, a registrare il maggior saldo positivo rispetto al 2021 sono Milano, Roma e Parma. Il comune con più residenti resta Roma, mentre il più piccolo – con soli 32 abitanti – è ancora Morterone, un paese in provincia di Lecco.

La popolazione italiana continua a invecchiare – L’età media in Italia, a fine 2022, si attesta a 46,4 anni. Rispetto al 2021, quando l’età media era pari a 46,2 anni, vi è quindi stato un passo in avanti nel processo di invecchiamento della popolazione. L’invecchiamento accomuna tutte le realtà del territorio, ma con una certa variabilità: la Campania, con un’età media di 43,9 anni (43,6 nel 2021), continua a essere la Regione più “giovane” mentre la Liguria, con un’età media di 49,5 anni (49,4 nel 2021) si conferma quella più “anziana”. Il progressivo invecchiamento della popolazione si può dedurre anche dal confronto tra la numerosità degli anziani e quella dei giovani. Continua, infatti, a crescere l’indice di vecchiaia (che misura il numero di persone di 65 anni e più ogni 100 giovani di 0-14 anni), che passa dal 187,6% del 2021 al 193,1% del 2022 (e che era pari al 148,7% nel 2011).

Nuovo record negativo per la natalità – Nel 2022 in Italia sono nati 393mila bambini residenti: c’è stato quindi un calo di 7mila nati vivi rispetto al 2021 (-1,7%), ma sono ben 183mila in meno (-31,8%) rispetto al 2008, l’anno in cui il numero dei nati vivi registrò il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila. I nati da genitori entrambi stranieri sono 53mila e costituiscono quindi il 13,5% del totale dei nati, con un’incidenza più elevata nelle Regioni del Nord (19,3%) dove la presenza straniera è più radicata. La diminuzione delle nascite è in parte determinata dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni), oltre che dalla continua diminuzione della fecondità, legata anche alla continua posticipazione dell’esperienza della maternità che si tramuta sempre più in una definitiva rinuncia.

La maggioranza è femminile, ma la speranza di vita cresce solo per gli uomini – Le donne, superando gli uomini di 1.367.537 unità, rappresentano il 51,2% della popolazione residente. A causa della maggior longevità femminile, il peso della componente è progressivamente maggiore all’aumentare dell’età. Se nelle classi di età più giovani (fino alla classe 35-39 anni), infatti, si registra una leggera prevalenza della componente maschile, si raggiunge l’equilibrio tra i sessi nella classe 40-44 e, progressivamente, si rileva una presenza sempre maggiore di donne a partire dalla classe 45-49, che esplode infine tra i “grandi anziani”. L’indicatore sulla speranza di vita alla nascita rivela un valore di 80,6 anni per gli uomini e di 84,8 anni per le donne a livello nazionale. Rispetto al 2021, quindi, solo gli uomini presentano progressi, grazie a un incremento di circa 4 mesi di vita in più.

Stranieri, di più al nord. La maggioranza dalla Romania – Il 58,7% della popolazione straniera censita (circa 3 milioni) vive nel Nord Italia con un’incidenza sul totale della popolazione residente dell’11,0%. In particolare, oltre un terzo dei cittadini stranieri censiti è residente nel Nord-ovest, che rappresenta così l’area con la maggiore presenza di stranieri in Italia. I cittadini stranieri residenti in Italia posseggono 194 nazionalità differenti, ma con oltre 1 milione di abitanti la Romania si conferma il Paese con il maggior numero di residenti in Italia (rappresentando il 21,0% del totale), seguita dall’Albania e dal Marocco. Rispetto al 2021, si registra un aumento significativo di residenti provenienti dall’Ucraina (+10,8%), ma anche dal Pakistan (+7,4%) e dal Bangladesh (+7,1%).

Quasi sei milioni di italiani all’estero – Al 31 dicembre 2022 si stima che i cittadini italiani residenti all’estero siano 5 milioni e 940mila. Più della metà è concentrata in Europa (54,7%) e un altro 40,1% in America, totalizzando nei due continenti circa il 95% dei residenti all’estero. I principali Paesi per numero di residenti italiani sono: l’Argentina con 924.335 residenti (il 15,6% del totale degli italiani all’estero), la Germania con 822.251 (13,8%), la Svizzera con 637.417 (10,7%), il Brasile con 562.871 (9,5%) e la Francia con 464.696 (7,8%). In questi cinque Paesi risiedono oltre 3 milioni e 400mila cittadini italiani, cioè più della metà dei residenti all’estero (57,4%). I cittadini italiani residenti all’estero sono in prevalenza uomini (107 ogni 100 donne), ma la distribuzione per sesso mostra una tendenza sensibilmente variabile tra le diverse aree geografiche: nei Paesi dell’America centro meridionale, ad esempio, la quota femminile risulta essere maggioritaria, e si contano 96 uomini ogni 100 donne.

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