Ci sono tante, tantissime recensioni, ma non dei romanzi autopubblicati che vengono ancora considerati narrativa di serie B da molti critici e giornalisti. Per questo ho deciso di dedicare spazio agli autori indipendenti. Se mi seguirete, scoprirete che ci sono storie che vale la pena di leggere.

Inizio con “Mamme single per scelta” di Giorgia Würth. Il suo libro è arrivato tra i finalisti del Premio Letterario Amazon Storyteller. Una grande sorpresa per l’autrice: non pensava che il suo scritto di nicchia entrasse nella cinquina. Würth viene definita scrittrice “ibrida” perché ha fatto il percorso al contrario: ha iniziato con Fazi e Mondadori, per poi approdare al self publishing. Due i motivi principali: da una parte pensa che l’indipendenza e la libertà, anche editoriale, non abbiano prezzo; dall’altra si è stancata dei tempi lenti, dei rinvii, a volte anche del silenzio da parte degli editori. E infine, quello che molti autori indie sostengono: che spesso gli editori pubblicano ma poi si dimenticano dell’autore e non lo promuovono.

Il libro

Sul suo sito c’è scritto: amo troppo questa storia per scendere a compromessi con un editore. E non lo ha fatto, “Mamme single per scelta”, l’unico tra i suoi libri a non essere un romanzo, lei se l’è pubblicato da sola. Il saggio affronta un tema che in Italia è un ancora un tabù: quello delle mamme che decidono di avere un figlio da sole.
Würth ama trattare temi difficili. L”Accarezzatrice”, ad esempio, raccontava l’assistenza sessuale ai diversamente abili, e il contesto era del tutto realistico, al punto che è diventato un testo universitario all’UniTre di Roma. Per affrontare il tema della scelta della maternità da single in Italia, ha preferito dar voce alle storie delle donne stesse, che hanno fatto una scelta decisamente poco convenzionale e, tra l’altro, illegale in Italia. I numeri però sono in crescita esponenziale, anche tra le donne giovani e quelle del sud. Non si può quindi far finta di non vedere questo fenomeno, né tantomeno far sentire “ghettizzati” i loro bambini.

Non ho mai desiderato essere madre, quindi ero molto incuriosita dal saggio e dalle scelte delle donne che hanno rincorso la maternità, anche quando sembrava impossibile. Volevo capire e mi sono immersa nella lettura. A mio avviso, vale la pena di leggerlo perché a volte la realtà è più emozionante della fantasia.

14 storie che non vi racconterò per evitare lo spoiler, però tra tutte quella di Rosalia mi ha profondamente colpita.

All’inizio, per facilitare la comprensione anche di chi non conosce l’argomento, c’è un piccolo glossario con la spiegazione dei termini tecnici.

Un viaggio: così viene definita dagli psicologi la gravidanza, e quelli raccontati da Würth sono complessi e faticosi. A volte queste donne percorrono l’Europa per trovare dove poter accedere alla procreazione medicalmente assistita – in paesi più permissivi del nostro -, altre cercano di arrangiarsi da sole con Internet, in alcuni rari casi riescono a fare almeno una parte del percorso con il sistema sanitario nazionale senza pagare nulla. Ma tutte devono fare i conti con la propria coscienza, con le possibilità della scienza e i labirinti normativi, e la discriminazione di cui è ancora oggetto la famiglia non tradizionale, e i pregiudizi io li conosco bene, so fino a che punto può arrivare la cattiveria umana.

È un argomento molto delicato che non si presta alle piazze affollate. E Giorgia Würth sta facendo poche presentazioni. Ha scelto di selezionare i luoghi dove si è predisposti all’ascolto e al dibattito costruttivo. Per saperne di più potete seguirla sui social Facebook, X/Twitter e Instagram.

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