È quasi Natale, ma prima voglio raccontarvi un’ultima piccola storia a maniche corte. Quest’estate sono stato a Giffoni per l’edizione 53 di questo Festival che non avevo mai visitato prima. Un villaggio di cinema incastonato tra le colline nell’entroterra salernitano popolato per dieci giorni l’anno da una moltitudine di ragazzi di varie età che lì non sono soltanto pubblico, ma un colorato e numeroso popolo di giurati e volontari. Peraltro curiosi, attenti e molto originali nelle loro domande agli artisti in sala.

Come con Claudio Bisio, arrivato per aprire il festival con il suo esordio registico L’ultima volta che siamo stati bambini. Letteralmente travolto dal calore di un pubblico di giovanissimi, il regista alla sua opera prima è rimasto folgorato dalle reazioni partecipative durante la proiezione d’anteprima. A me quel pubblico ha ricordato i brusii quasi da stadio che animavano il Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore. Il film di Bisio è poi uscito in sala, e parlando degli orrori legati all’occupazione tedesca nel 1943 ma alleggeriti dallo sguardo di bambini, nel bel mezzo della guerra in Ucraina e poco prima di quella a Gaza, questo film ha saputo anche guardare quasi inconsciamente all’attualità diventando un piccolo atto di pace.

Un’atmosfera di festa e coinvolgimento quella al Giffoni, dilagante da abbracciare non solo gli ospiti, ma anche le varie sezioni e dipartimenti che partendo dal cinema hanno spaziato sulla cultura audiovisiva. Anche nella sua pratica. Come il dipartimento Giffoni Next Generation, diventato nel 2015 una vera e propria startup, una piccola fabbrica di eventi, formazione e talenti costruiti intorno all’audiovisivo. “Giffoni Innovation Hub produce progetti di formazione con Google, Youtube, IBM, Microsoft. Facciamo capire ai giovani che si può trovare lavoro anche utilizzando questi strumenti in maniera consapevole” mi ha raccontato Luca Tesauro, founder della srl. “Cerchiamo di sviluppare competenze digitali per creare nuovi lavori ponendo speciale attenzione su tecnologie legate a realtà virtuale, digital storytelling, progetti di comunicazioni con le corporate per progetti di video, gaming e valore delle aziende. Abbiamo trovato uno spazio tra aziende e Gen Z e lavoriamo anche nelle scuole. Così brand entertainment, cortometraggi valoriali che portano un messaggio senza logo sono i nostri format”.

Dal 2015 sono passati da dipartimento innovazione a srl con 15 dipendenti. Hanno iniziato ad acquistare diritti per produrre e coprodurre, e tra i progetti in itinere il doc su Ambra Sabatini, campionessa paralimpica, mi ha spiegato poi Orazio Maria Di Martino, direttore organizzativo della startup. “Siamo anche riusciti a portare le corporate nell’evento, coinvolgendole sulla sostenibilità per il dialogo con i giovani di Giffoni. La collaborazione ha dato alla luce cortometraggi tematici facendo diventare grandi aziende nostri clienti fissi”. Un percorso che punta alla produzione cinematografica di lungometraggi passando per format under 30, dove aziende e imprenditori si confrontano con i ragazzi. Mentre il co-founder ed event manager Antonino Muro mi aveva già molto incuriosito per l’idea alternativa riguardo all’utilizzo della sala cinematografica. “Per noi devono innovarsi. Abbiamo visto come le sale cinematografiche si prestino tantissimo a eventi per videogamers. Nel mese di giugno abbiamo ospitato due finali nazionali. Sul palco i giocatori, sullo schermo i videogames, e il pubblico di tifosi. Un momento di trasformazione”.

E a parte quest’ultima suggestione, è proprio il racconto cinematografico senza brand ma valoriale per l’azienda finanziatrice del progetto ad esser appena passato per Milano con la seconda edizione di Be Short, festival dedicato ai cortometraggi e al branded entertainment che mostra come valori e mission di un marchio possono essere veicolati attraverso il linguaggio cinematografico. A guardare questo corto targato Giffoni, La tribù delle luci, sembra una sorta di variazione sul tema product placement (il piazzamento di un logo ben visibile in un film ma narrativamente funzionale alla sceneggiatura, quindi non mero spottone). Sarà questo uno dei futuri possibili di cinema, serialità e audiovisivo in genere? Siamo sicuramente in un momento di mutazione fluttuante innescato dalla fortificazione delle piattaforme. Intanto, per farvi un’idea, il corto è qui di seguito.

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