Narges Mohammadi inizierà un nuovo sciopero della fame domani 10 dicembre, giorno in cui le verrà ufficialmente assegnato il Premio Nobel per la pace a Oslo, dove sarà rappresentata dai suoi figli. L’attivista e giornalista 51enne, detenuta nel carcere di massima sicurezza di Evin a Teheran, è stata premiata dall’Accademia svedese per la sua “lotta contro l’oppressione delle donne in Iran”, assegnazione su cui si era espressa anche Malala Yousafzai: “Quando vediamo che altre donne vengono apprezzate per i loro instancabili sforzi per portare giustizia, per lottare contro l’oppressione e per combattere la discriminazione di genere, ci dà speranza perché ci si rende conto che non si è soli”.

Lo sciopero della fame è stato annunciato dai suoi familiare durante una conferenza stampa nella capitale norvegese, dove – a differenza degli altri premi Nobel – viene ogni anno assegnato quello per la pace. Mohammadi, che si batte in particolare contro la pena di morte, la tortura e l’isolamento in carcere, inizierà lo sciopero della fame “in solidarietà con la minoranza religiosa bahà’i“. Composta da circa 300.000 persone in Iran, la comunità bahà’i è la più vasta minoranza religiosa non musulmana del Paese e subisce periodicamente gravi violazioni dei diritti.

Non è la prima volta che l’attivista iraniana ricorre allo sciopero della fame come gesto politico di opposizione e sensibilizzazione. L’ultimo sciopero risale a novembre 2023, quando Mohammadi aveva iniziato a rifiutare il cibo in carcere per protestare contro le condizioni disumane di prigionia a cui è sottoposta e per contestare l’obbligo di velo imposto alle donne del carcere. L’azione politica dell’attivista aveva avuto inizio dopo che le autorità carcerarie si erano rifiutate di trasferire Mohammadi, che soffre di problemi cardiaci e polmonari, in un ospedale esterno alla prigione a causa del suo rifiuto di indossare un hijab.

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