Sono un reduce del ’68, ho occupato il mio liceo e fatto blocchi stradali davanti al provveditorato di Genova, in via Assarotti. Eravamo seduti per terra e lo slogan era: Più aule più professori. Il Liceo Scientifico Enrico Fermi faceva i doppi turni e una girandola di supplenti rendeva difficile lo svolgimento dei programmi. Non protestavamo per motivi “globali”, chiedevamo che la scuola pubblica funzionasse meglio. La Polizia si schierò di fronte a noi e un signore con fascia tricolore gridò: in nome della legge, scioglietevi! Restammo lì seduti, per terra. Tre squilli di tromba e partì la carica. Mi alzai dalla prima fila e mi misi di lato, contro un muro. Gli altri, dietro, non fecero in tempo e furono travolti. Ho ancora chiara nella memoria una mia compagna presa per i capelli e trascinata via, con tre poliziotti che la manganellano mentre è a terra. Era solo l’inizio delle contestazioni che, tragicamente, finirono con morti ammazzati da entrambe le parti, le P38, il terrorismo.

Per fortuna, all’università, mi concentrai su altre cose (la biologia marina) e mi allontanai dall’attivismo. Anche perché presto mi accorsi che i “gruppuscoli” si stavano facendo la guerra tra loro. A Genova non c’erano fascisti, e i ragazzi di sinistra se le davano tra loro. Ho frequentato qualche riunione di Lotta Continua. Si programmava l’affissione notturna di manifesti, contendendo gli spazi con Lotta Comunista, Servire il Popolo, Potere Operaio, Avanguardia Operaia e altri, compresi Luddisti. Una situazione ben descritta in Brian di Nazareth, con il Fronte Popolare di Giudea. Abbandonai la militanza.

Oggi i ragazzi fanno a botte tra tifoserie e, oramai, non cercano neppure pretesti, si danno appuntamenti in rete e se le danno. Alcuni, però, tornano a protestare, senza violenza. Sono molto frammentati ma il motivo delle proteste è unico: il degrado delle condizioni ambientali e la disattenzione per il problema da parte dei potenti del mondo. Riuniti in una Cop28 in cui si afferma che non possiamo abbandonare i combustibili fossili (parola di chi li vende) e che tutt’al più possiamo pensare al nucleare. Gli attivisti di oggi fanno quello che facevamo noi: si siedono per terra e bloccano il traffico. Oppure si incollano al vetro che copre un’opera d’arte. O leggono Laudato Si’, che dice quel che dicono loro, durante una messa particolarmente significativa (dove si parla d’altro).

Quando lo fanno sanno che ci saranno conseguenze. La tolleranza per queste azioni sta diminuendo: le pene previste passano da sanzioni pecuniarie al carcere. E’ il caso di dodici attivisti di Ultima Generazione, ancora in carcere per un blocco stradale a Roma. Un automobilista esasperato ha forzato il blocco, investendoli, e nessuno ha pensato di perseguirlo. Questo accanimento contro chi protesta per cose ritenute sacrosante persino dal Papa mi lascia sconcertato. Lo scandalo non sono loro, lo scandalo è che i petrolieri siano riuniti a Cop28 a parlare di clima: un congresso di pediatri organizzato da pedofili, mi verrebbe da dire.

Non credo che questo modo di protestare sia efficace, ma io ho 72 anni. Quando ne avevo 18 pensavo che lo fosse. In Parlamento ci sono molti “anziani” che hanno avuto trascorsi burrascosi in termini di scontri in strada. Uno è la seconda carica dello stato. Poi si cresce. Per cambiare le cose bisogna influire sui processi decisionali, bisogna arrivare nei posti dove si decide e agire di conseguenza, usando le armi della democrazia. Prima di tutto il voto.

Mi metto nei panni di questi ragazzi. Al loro posto chi voterei? Me la faccio anche io questa domanda. Non mi risulta che ci siano partiti che mettono il tema più importante (lo stato del pianeta) al primo posto nei loro programmi, e non lo troviamo neppure al secondo. I movimenti ambientalisti sono anch’essi frammentati e non riescono a parlare con un’unica voce. Eppure abbiamo ricevuto 209 miliardi soprattutto per fare la transizione ecologica. Le direttive europee chiedono cose ben precise, che restano disattese, e danno anche le risorse per farle. Chi protesta chiede che si passi dalle parole ai fatti, visto che non si fa.

Il mio consiglio a questi ragazzi mi sconforta, perché mi tocca ripetere, ma con altre intenzioni, le parole di Fassino: che facciano un partito, che si presentino alle elezioni, e vediamo quanti voti prendono. Il primo partito, nei sondaggi, ha il 40% delle scelte: sono quelli che non votano. Nei sondaggi, se sommate le percentuali, abbiamo il 100%, ma il primo partito, con il 30%, ha il 30% del 60% di chi si esprime. La percentuale è molto minore di quella dichiarata. E così gli altri.

Protestare può servire per smuovere le acque, ma poi bisogna dar seguito, e agire. Per farlo bisogna arrivare dove si decide, portando quel 40% a votare. Protestano i ragazzi e protesta il Papa, dicendo le stesse cose. Per questo i ragazzi finiscono in prigione. Francesco è malandato, non è andato a Cop28, ma ha mandato un discorso molto incisivo. Visto che ha ricevuto Greta, penso che in cuor suo ci sia anche lui, seduto per terra prima, e in prigione poi.

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