Timbravano il badge poi, invece di lavorare al Servizio per le Dipendenze (Serd, ex Sert) di Polistena, due medici dell’Asp di Reggio Calabria tornavano a casa o andavano al supermercato e alle poste. In ufficio rientravano solo poco prima della chiusura per timbrare l’uscita. Per questo motivo, al termine delle indagini condotte dalla Compagnia della guardia di finanza di Palmi, i dirigenti medici di Rosa Marina Catalano e Maria Carmela Di Bartolo sono stati sospesi dal servizio per un anno. Con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato e false attestazioni della presenza in servizio, su richiesta del procuratore di Palmi Emanuele Crescenti, il gip Francesca Mirabelli ha emesso nei loro confronti un’ordinanza di misura interdittiva della sospensione dall’esercizio della professione e dal rispettivo rapporto di lavoro.

È stata disposto, inoltre, il sequestro preventivo di quasi 8mila euro come danno erariale corrispondente alla cifra indebitamente percepita a fronte di ore di lavoro dichiarate ma mai effettuate. Motivando la misura cautelare della sospensione disposta nei confronti dei due medici, il gip parla di “prassi consolidata”, di “scarso senso di deontologia professionale e di indifferenza nei riguardi della collettività in un settore così delicato come quello della salute pubblica”. Secondo il giudice per le indagini preliminari, infatti, condotte del genere sono “produttive di danno economico per la pubblica amministrazione, che retribuisce prestazioni non effettuate”.

L’indagine è partita grazie a una segnalazione anonima sulle condotte dei dipendenti del Serd di Polistena. Denuncia che è stata riscontrata dagli accertamenti della Guardia di finanza che ha pedinato e filmato i due dirigenti medici mentre lasciavano il luogo di lavoro per rientrare a casa o per sbrigare faccende personali (andare al centro commerciale di Cinquefrondi, al supermercato di Polistena, all’ufficio postale o dal tabaccaio).

L’inchiesta della Procura di Palmi ha “evidenziato la sistematicità (e la spregiudicatezza, sintomatici di abitualità) delle condotte denunciate, evidentemente espressione di un malcostume diffuso e radicato, che coinvolge proprio il personale di livello dirigenziale, investito, astrattamente, di maggiori responsabilità e obblighi, ed ancor più astrattamente, intesa quale figura di riferimento deontologico”.

“Oltre che l’evidente disservizio”, secondo i magistrati, “la condotta truffaldina ha prodotto un danno economico” all’Asp di Reggio Calabria, “che remunera impiegati per lavoro non svolto”. Nell’ordinanza di misura cautelare, si legge di “uno spaccato allarmante delle modalità di conduzione estremamente disinibite dell’attività di lavoro da parte di alcuni dei quadri più elevati della struttura pubblica, ossia il Servizio per le Dipendenze (Serd) di Polistena”.

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