L’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio per il governatore siciliano Renato Schifani è prescritta. A quattro anni e mezzo dall’inizio del processo, continuano a cadere una dopo l’altro le imputazioni nel processo ordinario sul cosiddetto “sistema Montante”, dal cognome dell’ex paladino della legalità al centro dell’inchiesta. Dopo che la scure della prescrizione ha colpito le accuse per truffa, simulazione di reato, favoreggiamento e associazione per delinquere contestate a diversi imputati, questa volta a beneficiarne è il presidente della Regione, che però resterà sotto processo per concorso esterno in associazione a delinquere.

Fuga di notizia – Secondo l’accusa della procura di Caltanissetta, sostenuta in dibattimento dai sostituti procuratori Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti, Schifani avrebbe concorso esternamente al ‘sistema’ messo in piedi dell’ex presidente di Sicilindustria, Antonello Montante, condannato in appello con rito abbreviato a 8 anni per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Inoltre, il governatore siciliano avrebbe fatto da cassa di risonanza al travaso di informazioni coperte da segreto sull’inchiesta della squadra mobile nissena ai danni dello stesso Montante e sull’ex comandante della Dia di Caltanissetta, Giuseppe D’Agata. Notizie passate dagli uomini della polizia a quelli dello Sco fino agli agenti dei servizi segreti e infine ai due indagati. Insieme a Schifani erano imputati anche D’Agata, il docente universitario palermitano Angelo Cuva, gli 007 Arturo Esposito e Andrea Cavacece, il vice soprintendente di polizia Salvatore Graceffa, che ha già visto prescrivere l’accusa di accesso abusivo al sistema informatico. Ora la prescrizione salva Schifani e gli altri.

Cosa resterà? – Come aveva anticipato ilfattoquotidiano.it, il tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, ha annunciato che è scattata la prescrizione per altri tre imputati: l’ex segretario della Cisl, Maurizio Bernava, accusato di rivelazione di segreto, e gli imprenditori Andrea e Salvatore Calì che rispondevano di favoreggiamento. Al netto delle sospensioni che ci sono state durante tutto il processo, e che potrebbero far slittare di qualche settimana o mese le prescrizioni, risulta ancora in piedi l’accusa portante, ovvero l’associazione per delinquere. Ne rispondono 15 imputati, tra cui l’ex governatore Rosario Crocetta, le sue ex assessore Linda Vancheri e Maria Lo Bello, l’ex commissario Irsap e oggi sindaca di Naro, Maria Grazia Blandara, l’ex comandante D’Agata, il maggiore della Finanza Ettore Orfanello, il luogotenente Mario Sanfilippo, l’ex direttore dell’Aisi Esposito, e gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco. Il governatore Schifani e il professor Cuva restano imputati per concorso esterno in associazione a delinquere, mentre l’ex assessora Lo Bello per concussione. Infine altri 12 imputati condividono l’accusa di corruzione, tra loro figura sempre l’ex presidente Crocetta e le sue assessore.

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