L’Ucraina rischia una “involuzione autoritaria”. Di più: “A un certo punto non saremo più diversi dalla Russia”. Volodymyr Zelensky finisce nel mirino non di pericolosi putiniani, ma dei personaggi più in vista dell’opposizione ucraina che, però, dall’inizio della guerra si sono schierati al suo fianco nella resistenza all’invasore. Adesso il presidente viene invece accusato di autoritarismo e addirittura quasi paragonato al suo peggior nemico, Vladimir Putin. Protagonisti delle critiche sono stati l’ex presidente Petro Poroshenko e il sindaco di Kiev Vitali Klitschko. All’ombra delle imputazioni nei confronti di Zelensky ci sono le elezioni, tecnicamente in programma nel marzo 2024, che il leader ucraino ha lasciato intendere verranno rimandate per “non disintegrarsi” nelle polemiche politiche.

Attriti che stanno comunque venendo a galla, con un’unità nazionale ormai sfilacciata e fiaccata da ventidue mesi di guerra, oltretutto in una situazione di grande tensione tra gli stessi vertici politici e le gerarchie militari a causa del fallimento della controffensiva. Il casus belli dello scontro con Poroshenko – uno che aveva giurato in diretta televisiva, con un kalashnikov corto in mano, “resisteremo per sempre” – è stata la decisione di impedirgli di lasciare l’Ucraina. L’ex presidente è stato fermato dalle guardie di frontiera perché aveva intenzione di incontrare il primo ministro ungherese Viktor Orbán, secondo quanto riferito dalla Sbu, i servizi di sicurezza di Kiev. Poroshenko, al potere dal 2014 al 2019 e sconfitto alle ultime elezioni proprio da Zelensky, aveva programmato una serie di incontri di alto livello all’estero, anche negli Stati Uniti, ma venerdì ha detto che il suo viaggio doveva essere annullato perché era stato respinto alla frontiera.

In una dichiarazione, la Sbu ucraina ha affermato che l’ex leader è stato respinto a causa del suo incontro programmato con il presidente ungherese, criticato da Kiev perché “esprime sistematicamente una posizione anti-ucraina” e che Mosca intendeva utilizzare l’incontro “nelle sue operazioni informative e psicologiche” contro l’Ucraina. “Notizie come questa e certe epurazioni politiche sono un’altra indicazione che l’Ucraina non è ancora pronta per l’adesione all’Unione Europea”, ha sottolineato il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs. Ivanna Klympush-Tsintsadze, vicepresidente durante gli anni di Poroshenko al potere, parla di “un’accusa assurda” a La Repubblica: “Mi sembra incredibile che Zelensky adesso ricorra ai servizi segreti per giustificare azioni così miopi. Qui in Ucraina si rischia un’involuzione autoritaria”, ha spiegato la parlamentare.

Accusa assai simile a quella mossa dal sindaco di Kiev, l’ex pugile Vitali Klitschko, in un’intervista al Der Spiegel dello scorso 1 dicembre: “Ad un certo punto non saremo più diversi dalla Russia, dove tutto dipende dal capriccio di un uomo”, ha detto l’ex pugile, divenuto primo cittadino della capitale nel partito di Poroshenko e poi diventato indipendente negli anni successivi. Come riporta il The Kiev Independent Klitschko ha lasciato intendere che l’Ucraina si sta muovendo verso l’autoritarismo. Da sempre in contrasto in tempo di pace, il sindaco di Kiev e il presidente ucraino si sono spesso criticati anche dall’inizio dell’invasione russa, e Klitschko, sempre secondo il The Kiev Independent, crede che Zelensky “consideri i sindaci semplicemente come un ostacolo atavico alla centralizzazione del potere”.

Dopo le dichiarazioni al giornale tedesco, Klitschko ha lanciato un nuovo attacco al presidente in un’intervista al notiziario svizzero 20 Minuten trasmesso sia in Russia che in Ucraina. “La gente si chiede perché non fossimo meglio preparati per questa guerra. Perché Zelensky ha negato fino alla fine che si sarebbe arrivati a questo”, ha detto. “C’erano troppe informazioni che non corrispondevano alla realtà”, ha detto il 52enne ex campione mondiale di boxe, accusando il presidente di “errori” e chiedendo onestà riguardo alla reale situazione dell’Ucraina dopo l’invasione russa. “Zelensky sta pagando per gli errori che ha commesso”, ha affermato Klitschko. “Naturalmente possiamo mentire al nostro popolo e ai nostri partner, ma non si può farlo per sempre”, ha aggiunto, offrendo allo stesso tempo un chiaro appoggio al capo di stato maggiore ucraino, il generale Valery Zaluzhny, che un mese fa era stato criticato per aver detto che la guerra era arrivata ad una situazione di stallo. “Ha detto la verità – ha dichiarato Klitschko nell’intervista – A volte le persone non vogliono sentire la verità. Ha spiegato e giustificato qual è la situazione attuale”.

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