di Federica Pistono*

Al di fuori di una ristretta cerchia di specialisti, ben pochi sono i lettori italiani a conoscenza di usi e costumi della comunità drusa della Siria, che pure costituisce la terza minoranza religiosa del paese. I drusi formano un gruppo di circa un milione di persone, con comunità sparse anche in Libano, Israele e Giordania. La loro religione incorpora elementi tratti da Islam, cristianesimo ed ebraismo, con influenze della filosofia greca e dell’induismo, caratterizzandosi per la credenza nella metempsicosi: il numero delle anime umane è fisso e non può aumentare né diminuire, ed esse trasmigrano in vari corpi in esistenze successive.

In Siria, la maggior parte dei drusi vive in una regione chiamata Jabal al-Druze – la “montagna dei drusi” – nella provincia di Suweida, a circa 110 chilometri a sud di Damasco. Le peculiarità delle pratiche e del credo dei drusi rappresenta la tematica centrale del romanzo Darti acqua come un amuleto, della scrittrice siriana Najat Abd al-Samad, recentemente pubblicato da Poiesis Editrice. L’opera infatti presenta una ricca descrizione antropologica della comunità drusa, con i sui riti antichissimi e segreti, con la sua spiritualità, ma anche con le sue singolarità e crudeltà, come quella di vietare il matrimonio tra un druso e un estraneo alla comunità, pena la condanna a morte del trasgressore.

Il romanzo è ambientato nella seconda metà del Novecento nella città di Suweida, nella Siria meridionale, tra la città e la campagna, imperniandosi sulla ricerca del petrolio e soprattutto dell’acqua, nella speranza di vincere la siccità che affligge la regione. La trama ripercorre dunque la storia dell’acqua nella provincia di Suweida, della terra riarsa, della maledizione delle sete che opprime l’animo dei suoi abitanti, ma anche della “siccità politica” siriana nell’era del partito unico, il Ba̔ ṯ di Hafiz al-Asad, che ha spento la scienza, la cultura e le arti – che, non potendosi esprimere liberamente, si sono chiuse nella propria delusione, così come le correnti politiche di opposizione al regime.

L’intreccio ruota intorno a una storia d’amore, uno spunto da cui l’autrice parte per poi per indagare nelle pieghe della società siriana e costruire un testo che può considerarsi anche un romanzo psicologico e intimista, volto a motivare le difficili scelte dei personaggi.

Protagonista della storia è Hayat, figlia di Marhej, che si è trasferito a Suweida dopo la rottura con la propria famiglia di origine nel villaggio di Marj al-Aqub. La ragazza cresce con i genitori e i fratelli in un clima pesante di rancore e sospetto, giacché il padre e la madre non si amano. La giovinezza di Hayat è segnata dalla storia d’amore con Nasser, figlio dei vicini di casa, tornato con la famiglia da Beirut, dove il padre ha accumulato una piccola fortuna.

Un giorno Nasser, che ha un passato di militante dell’Olp, scompare, lasciando Hayat nella desolazione. Nel frattempo, una sorella della ragazza muore improvvisamente a causa di una malattia misteriosa e sconosciuta. Per timore che una cattiva fama colpisca la famiglia, i genitori combinano le nozze di Hayat con Khalil, un cugino dal carattere cupo e irascibile: ne scaturisce un matrimonio grigio, senza amore. La coppia si stabilisce nel villaggio natale di Marj al-Aqub, dove nascono quattro figli. Al villaggio, la protagonista scopre la storia della propria famiglia, piuttosto intricata e colma di inquietanti segreti.

Dopo vent’anni, Nasser riappare nel paese, dopo un lungo esilio a Bucarest, dove ha lavorato in un ristorante palestinese in cui sono passati Mahmud Darwish e Yasser Arafat. Nasser invita Hayat a trasferirsi con lui in Romania, per lasciarsi il passato alle spalle e cominciare una nuova vita. Dopo una breve fiammata di passione, Hayat prende la sua decisione.

L’opera si presenta, dunque, come un romanzo di formazione, in cui il lettore segue l’evoluzione psicologica della protagonista dall’infanzia all’età adulta fino alla maturità, analizzandone emozioni, sentimenti e progetti, svelati della loro genesi interiore.
Il testo si presenta come un intreccio di nuclei tematici: una fine indagine incentrata sull’animo femminile ma anche un vivido affresco della società siriana degli anni del regime di Hafiz al-Asad, con la sua rete di connivenze e corruzione, e della popolazione drusa della zona di Suweida, stretta da secoli tra l’estrazione e la lavorazione del basalto e la ricerca affannosa dell’acqua.

* Dottore di Ricerca in Letteratura araba, traduttrice, arabista, docente, si occupa di narrativa araba contemporanea e di traduzione in italiano di letteratura araba.

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Gbenga Adesina, Enea era un migrante e veniva dalla Nigeria (traduzione coordinata da Stella Sacchini)

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