Il dimensionamento scolastico targato Valditara – che prevede l’addio delle istituzioni scolastiche con meno di 900 alunni – sarà messo in atto. L’inquilino di viale Trastevere ha vinto la battaglia legale con le Regioni. In queste ore, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto i ricorsi presentati dai Governatori di Emilia-Romagna, Toscana e Puglia, è arrivata anche la conferma della decisione del Consiglio di Stato presa con decreto monocratico il 6 novembre scorso, con la quale era stata già sospesa l’efficacia dell’ordinanza del Tar Campania-Napoli del 30 ottobre.

Una scelta che ha soddisfatto Valditara e lasciato l’amaro in bocca alla politica. Tra i più delusi c’è l’assessore regionale all’Istruzione della giunta De Luca, Lucia Fortini, che al ilFattoquotidiano.it spiega: “Il Consiglio di Stato in realtà ha confermato la sospensione della sospensiva cioè dice che non c’è danno imminente ma non è entrato nel merito della questione. E’ evidente che dopo la pronuncia della Corte Costituzionale rispetto al rigetto dei ricorsi di Toscana, Emilia e Puglia, la tendenza giurisprudenziale è questa. Non ha vinto nessuno, ha perso la Scuola perché così si consentono tagli di dirigenti scolastici, docenti, personali Ata, Dsga. Oggi, ho la sensazione di abitare in un sistema più debole e più fragile. Se in un Paese si permette di tagliare sull’Istruzione significa che non è un settore importante per questo governo”.

Duro anche il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che nelle scorse ore, a seguito di una riunione di giunta, ha puntato il dito contro il ministro: “Convocheremo subito una riunione con le Province e gli enti locali. Inviteremo anche Valditara, perché spieghi in prima persona agli amministratori locali le ragioni di questi tagli e i criteri indicati dal Governo; tagli che noi riteniamo profondamente sbagliati e criteri che restano discriminatori”. Accuse respinte al mittente dall’interessato che in un’intervista a Il Messaggero ha ribadito che la decisione dei giudici sottolinea “l’infondatezza degli allarmismi generati attorno a questa riforma”, che è una componente chiave del Pnrr.

Il mantra di Valditara è sempre lo stesso: non ci sarà la chiusura di plessi scolastici ma risparmi da reinvestire nel settore educativo. Fin dall’inizio della sua battaglia il leghista aveva detto che il dimensionamento porterà “all’efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l’abuso della misura della “reggenza”, vero deficit organizzativo”. Un intervento che di fatto non cancellerà – almeno nell’immediato – i singoli plessi, non chiuderà alcun edificio ma li accorperà sulla carta sotto istituti più grandi.

Tradotto: un dirigente scolastico, una segreteria dovranno coordinare molti più alunni, docenti. In Puglia, ad esempio, si passerà da 627 a 569 istituti, con la conseguente riduzione di 58 autonomie. In Campania si scenderebbe da 965 a 839. Una “filosofia” che non piace alle Regioni e alle organizzazioni sindacali che ritengono l’accorpamento degli istituti rischioso perché avrà – a detta loro – inevitabilmente tagli del personale, in primis dei collaboratori scolastici.

Da qui la battaglia a colpi di carte bollate: il governatore Vincenzo De Luca, a fine ottobre, aveva presentato la richiesta di sospensione cautelare e di rimessione alla Corte costituzionale contro la riforma di Valditara ma il Consiglio di Stato, con decreto cautelare monocratico, aveva accolto l’impugnativa (ora confermata) subito proposta dall’inquilino di viale Trastevere, per il tramite dell’Avvocatura generale. Non solo. Il 3 novembre scorso, il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha rigettato l’istanza cautelare presentata dalla Regione Puglia per lo stesso motivo. Pochi giorni fa l’ennesima “mazzata” per le Regioni è arrivata dalla Corte Costituzionale che ha rigettato i ricorsi ritenendo che, “pur realizzandosi una interferenza con la competenza regionale concorrente nella materia della istruzione, siano prevalenti le competenze statali riguardanti l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato – venendo in rilievo personale statale-, le norme generali sull’istruzione, il coordinamento della finanza pubblica. Del resto, la normativa statale non richiede alle regioni la chiusura di plessi scolastici quale conseguenza della determinazione del contingente organico dei dirigenti scolastici”. Ora per Valditara la strada è spianata.

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