L’Italia apre un caso internazionale sull’assegnazione di Expo 2030. L’esposizione universale si svolgerà a Riad: la capitale dell’Arabia Saudita ha battuto la concorrenza incassando ben 119 voti dai 165 delegati che si sono espressi all’assemblea generale del Bureau International des Expositions a Parigi, mentre il progetto di Roma è stato sonoramente bocciato finendo perfino dietro a Busan con appena 17 preferenze contro le 29 per la città della Corea del Sud. Un esito che l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente del Comitato promotore, ha accolto con parole senza precedenti, parlando di “deriva mercantile” e “metodo transazionale, non transnazionale”. Per poi esplicitare: “Fino all’ultimo, né a noi né ai coreani risultavano numeri di questa portata, quindi anche sull’ultimo miglio qualcosa deve essere successo. Non critico, non accuso, non ho prove, ma la deriva mercantile riguarda i governi, riguarda anche gli individui talvolta. È pericoloso: oggi l’Expo, prima i mondiali di calcio, poi chissà le Olimpiadi… non vorrei che si arrivasse alla compravendita dei seggi in consiglio di sicurezza (dell’Onu, ndr), perché se questa è la deriva io credo che l’Italia non ci debba stare”.

Una reazione pesantissima, quella dell’ex Segretario generale del Ministero degli affari esteri nonché direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che vigila sull’attività dei Servizi. Del resto l’esito del voto è un sonoro fallimento per l’Italia. La candidatura di Roma, lanciata da Mario Draghi nel 2021, è finita malissimo. La rete diplomatica che la premier Giorgia Meloni ha provato a tessere negli ultimi mesi non ha portato i suoi frutti, anzi. È finita nel peggiore dei modi, perché anche alcuni Stati europei, conti alla mano, non hanno votato per l’Italia. D’altronde, Expo 2030 è un evento a cui lo Stato saudita teneva enormemente, insieme ai Mondiali di calcio che ospiterà nel 2034, per sancire a livello internazionale il trionfo della “Vision 2030”, il piano lanciato nel 2016 dal principe ereditario Mohamed bin Salman. Un progetto che – al di là delle dichiarazioni di facciata – puntata a ripulire l’immagine dell’Arabia Saudita a suon di petroldollari, elargiti dal fondo sovrano Pif (Public Investment Fund) che ha una disponibilità economica di 700 miliardi di dollari.

Prima della votazione, al Palais des Congrès d’Issy-les-Moulineaux era stato il momento delle arringhe finali. Riad, con alle spalle investimenti miliardari, era appunto la strafavorita, accredita perfino di 130 voti. Ma Roma sperava quanto meno di arrivare a una cinquantina. “Scegli Roma, portiamo la storia nel futuro!” ha detto la premier Meloni nel videomessaggio rivolto ai delegati del Bie. Roma Expo 2030 è “un progetto dedicato al rapporto tra le persone e i territori, un progetto che dà voce all’identità di ogni Nazione” e “alla base del nostro progetto c’è il rispetto per ogni partecipante di ogni Paese. A Roma ogni Nazione troverà il suo spazio, come un pari tra pari, e avrà la possibilità di mettere in mostra la propria identità”. “Questa è l’essenza dell’identità di Roma. La prima megalopoli nella storia, la capitale del dialogo tra le grandi religioni monoteistiche, una città dove le persone e le culture si sono incontrate e continuano a incontrarsi, creando una combinazione unica tra radici antiche e modernità tecnologica. Questa è Roma. A Roma ogni Nazione può esprimere il suo massimo potenziale”, ha sottolineato la premier.

“Votare per Roma oggi significa costruire il nostro futuro insieme“, ha ribadito ancora Meloni. Che però ha deciso di non presenziare alla giornata decisiva, forse fiutando la sconfitta. Presenti il sindaco Roberto Gualtieri e la vicepresidente della Regione Lazio, Roberta Angelilli. Per il governo il ministro Andrea Abodi, che ha commentato con maggiore aplomb: “La delusione c’è, naturalmente, è una delusione dei numeri che sembrano dimostrare un consolidamento del consenso di Riad che non penso sia necessariamente quello degli ultimi giorni e delle ultime settimane. D’altro canto, non penso che l’universalità di Roma passi necessariamente per l’esposizione universale”. Per promuovere Roma erano state scelte tre donne. Trudie Styler, attrice, produttrice cinematografica, regista, attivista per i diritti umani, ambientalista e ambasciatrice Unicef. Con lei, un simbolo universale della tenacia nel combattere le battaglie più difficili, e una star dalla popolarità ormai planetaria come Sabrina Impacciatore. E poi Bebe Vio, schermitrice e campionessa paralimpica conosciuta in tutto il mondo. Per tentare un recupero in extremis è stato mobilitato anche un altro sportivo, Jannik Sinner, fresco vincitore della Coppa Davis con l’Italia del tennis, che ha mandato un videomessaggio. Ovviamente, non è bastato.

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