Ho suggerito al mio amico becchino, Abu Shady, che oggi ha scavato l’ennesima fossa comune a Idlib, nel nord della Siria, di sostituire i soliti sacchi bianchi, con cui avvolge i cadaveri, con delle bandiere palestinesi e israeliane. All’idea, Abu Shady, becchino da oltre 40 anni, esperto in lapidi e, da 12 anni a questa parte specializzato in fosse comuni, dall’altro capo della cornetta ha fatto solo una domanda: “Perché?”. Se passasse un drone o un giornalista con le ali – ho spiegato – probabilmente riporterebbe la notizia della morte di palestinesi e israeliani, non sapendo che, sotto quelle bandire, hai invece camuffato dei siriani.

Ci sono fosse comuni e fosse comuni, gli ho puntualizzato. Quelle in Siria sono ormai una moda passata che non merita, almeno qui in Europa, neanche la sedicesima pagina di giornale. Né peraltro riescono a suscitare la tanto cercata e agognata indignazione. La quale, a dire il vero, non sapremmo più come usare, non conoscendone neanche la data di scadenza – uno? due giorni? Poi si passa al calcio.

Ad Abu Shady l’idea delle bandiere è piaciuta. Gli è piaciuta talmente tanto che è andato casa per casa cercando le bandiere israeliane e quelle palestinesi. Un’ora dopo mi ha richiamato dicendomi di aver trovato 100 bandiere palestinesi e, un po’ risentito, neanche una israeliana. Così ha scavato una buca, dieci per dieci, ha calato i corpi, avvolti nelle bandiere palestinesi, e si è messo ad aspettare. Ha atteso seduto su di un sasso che un giornalista, un esperto di Medioriente arrivasse. “Non si è presentato nessuno”, si è lamentato.

Eppure di esperti del mondo arabo è pieno, talmente pieno che bisogna fare la fila dal caporedattore di un giornale per proporre un articolo su di un paese arabo. Ma, probabilmente, ho spiegato ad Abu Shady, che questi esperti non dovevano essere interessati a quella fossa; forse avevano riconosciuto i siriani! “E l’indignazione?”. Quella, gli ho detto, dovevano consegnarla: magari hanno solo trovato traffico nello svincolo fra Palestina e Israele.

D’altronde, quando c’è ideologia, quando tutto è piatto e semplice, perché sappiamo già tutto è facile allocare – come fosse sale – più indignazione: eliminando qualsiasi remora morale.

Abu Shady allora ha preso la pala e ha coperto quei poveracci nella fossa con la terra. Poi, sulla lapide ha scritto: “Nel nome di Dio, Clemente e Misericordioso. Ecco i dimenticati”.

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