Decisiva? Forse no, pesante sì però. Quale Juve-Inter non è stata una partita pesantissima nelle economie della Serie A? Quella di stasera lo è non tanto per i punti (che in ogni caso varranno tantissimo), quanto per la “bollinatura” su due percorsi sì diversi, ma con diversi tratti paradossalmente simili. Perché lunghi e tortuosi entrambi.

L’Inter di Inzaghi arriva al derby d’Italia da favorita, innegabilmente, perché finalmente sembra libera da vizi e limiti di maturità mostrati nei due anni nerazzurri di Simone. Sempre forte l’Inter, la più forte per organico dai tempi di Conte e in base a ciò inevitabilmente favorita per il titolo. A un certo punto la stagione 2021/22 pareva destinata a diventare una marcia trionfale e nulla più. Poi ecco il Bologna e Sansone che diventeranno un po’ un loop negativo nella guida interista di Simone Inzaghi. In quel primo anno le cadute con le piccole si erano limitate appunto a quella col Bologna e poi a quella col Sassuolo in casa. Nella scorsa stagione, cominciata ancora coi galloni della favorita addosso visti anche gli arrivi di Onana, Mkhitaryan e soprattutto il ritorno di Lukaku, gli stop evitabili e sanguinosi aumentano e di parecchio. Dall’Udinese all’Empoli, dal Bologna (ancora), allo Spezia fino al Monza: una stagione da 12 sconfitte in campionato che sarebbe costata la panchina a Simone senza lo straordinario cammino in Champions culminato nella finale persa immeritatamente contro il City.

L’Inter di questo inizio stagione pare diversa: bella, a volte straripante nel gioco grazie anche all’acquisto passato un po’ in sordina di Marcus Thuram in un’estate in cui l’attenzione era stata riservata più che altro alle bizze di Lukaku. Così l’Inter di Inzaghi è parsa una schiacciasassi: con un Lautaro dimensione fuoriclasse e soprattutto capace spesso di mettersi l’inter sulle spalle con grande maturità. Il fatto che però qualche scivolone non sia mancato, dalla sconfitta casalinga col Sassuolo alle rimonta subita dal Bologna (ter) dopo essere andati in vantaggio per 2 a 0, suggerisce prudenza. E sebbene la storia di Inzaghi dica che sia molto più difficile la stecca nei big match, quella dello Stadium è certamente una partita che dirà molto sulla stagione nerazzurra.

Viene da un lungo percorso anche la Juve di Allegri: tornato per riaffermare l’identità “utilitaristica” juventina. dopo il tentativo fallito totalmente di inseguire il bel gioco, è passato per momenti molto difficili. Mercati con l’obiettivo più di sfoltire che di rafforzare e il terremoto societario legato all’affare plusvalenze hanno portato un quarto e un settimo posto (conseguente alla penalizzazione), due anni senza trofei e ora anche senza Coppe. E non lasciava presagire un cammino trionfale l’ultimo mercato che ha portato “solo” Weah (che finora non si è integrato come Thuram) e il rientro di Cambiaso, specie se poi quello che avrebbe dovuto essere l’acquisto principale, cioè Pogba, si ferma di nuovo, stavolta non per infortunio ma per doping, e un altro centrocampista come Fagioli viene squalificato per l’affare scommesse.

Con un centrocampo decimato e qualche giovanotto di belle speranze, però, il corto muso allegriano ha portato i bianconeri al secondo posto a due lunghezze dall’Inter, in particolare dopo l’ultima striscia di sei vittorie e un pareggio in sette partite, cinque delle quali per un gol di scarto e subendo solo un gol. Attenzione: qualcosa di simile si era verificato anche lo scorso anno però, quando i bianconeri di vittorie consecutive ne avevano inanellate otto (cinque delle quali per uno a zero) senza subire gol, poi la batosta di Napoli aveva ridimensionato le ambizioni bianconere.

E dunque una sfida tra allenatori con percorsi simili: entrambe le squadre hanno 7 punti in più della scorsa stagione, entrambe hanno difese tra le meno perforate d’Europa (6 gol subiti dall’Inter, 7 dalla Juve), entrambe arrivano alla gara abbastanza incerottate, da Danilo a Bastoni. E allora sarebbe un fortissimo segnale un colpo dell’Inter allo Stadium: un vero e proprio avviso al campionato. Per contro una vittoria di Allegri direbbe che sì, la Juve è fuori dalle sabbie mobili e al di là del nascondino, prevedibile e scontato del mister, il ritorno alla vittoria è possibile. E se finisce pari? Avrebbe l’ effetto del “check” a poker: si resta in partita senza danni e l’all-in è solo rinviato…con un occhio pure agli altri seduti al tavolo, che non si sa mai.

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