Violenza sessuale aggravata nei confronti di almeno quattro giovani pazienti. Questa l’accusa nei confronti di un medico di guardia, residente a Varese ma in servizio negli ambulatori di San Giuliano Milanese e di Milano, finito ai domiciliari in esecuzione di un’ordinanza dopo le indagini coordinate dalla Procura di Lodi in collegamento con la Procura di Milano. Secondo quanto ricostruito, le violenze ai danni delle giovani donne sarebbero tutte avvenute nel corso delle visite mediche alle quali erano sottoposte negli ambulatori.

Le denunce erano state presentate ai carabinieri di San Giuliano. Si tratta di quattro casi su cui hanno lavorato gli agenti della Polizia di Stato della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Milano e dai Carabinieri di San Giuliano e San Donato. Il medico, che ha circa 40 anni, avrebbe palpeggiato le pazienti durante le visite.

Una delle ragazze abusate dal medico di Milano arrestato per violenza sessuale “nel periodo seguente” ai fatti “era stata oggetto di plurimi attacchi di panico che l’avevano costretta a rivolgersi al pronto soccorso”. Lo scrive il gip di Lodi Giuseppe Pighi nell’ordinanza con cui dispone i domiciliari per il medico. Anche un’altra delle ragazze vittime di palpeggiamenti e abusi “ha affermato di essere stata interessata da episodi depressivi e da insonnia” dopo la violenza subita.

Per il gip “sussiste un grave pericolo di reiterazione del reato, a fronte della frequenza dei turni di reperibilità del servizio di continuità assistenziale e dell’ampiezza del numero degli ambulatori”. Il fatto che gli abusi siano stati commessi “in studi sempre differenti dell’area della Città Metropolitana di Milano (e quindi con un’utenza potenzialmente vastissima) non fa che corroborare l’assunto circa la pericolosità del soggetto nei confronti delle giovani utenti del servizio”. Il medico è accusato di violenza sessuale aggravata perché commessa “abusando della propria autorità e delle condizioni di inferiorità fisica” delle vittime. E i casi potrebbero essere di più di quattro: l’autorità giudiziaria e la polizia giudiziaria proseguono infatti le attività di accertamento attraverso l’ascolto delle persone informate sui fatti, con le modalità più idonee ad assicurare la riservatezza e auspicano “che eventuali altre persone che fossero a conoscenza di circostanze rilevanti in ordine al medesimo contesto si rendano disponibili a contattare la Polizia giudiziaria che procede”.

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