Il 10 dicembre Javier Milei diventerà ufficialmente il presidente dell’Argentina e inizierà a portare avanti le sue proposte che in materia economica sono la dollarizzazione, la chiusura della Banca centrale ed il progetto “motosega” ovvero il taglio della spesa pubblica con la privatizzazione, alla cilena, di tutte le attività gestite dallo stato come sanità ed istruzione. Come e cosa potrà fare? L’abbiamo chiesto a Mariano Féliz, dottore in Economía, ricercatore del CONICET e professore de la Universidad Nacional de La Plata

Si può davvero dollarizzare l’economia Argentina?

La dollarizzazione che propone Milei è abbastanza impossibile da realizzare poiché non ci sono abbastanza dollari per comprare tutti i pesos in circolazione con il cambio di oggi, così la proposta che il governo porterebbe è quella di indebitarsi di altri 30/40 miliardi di dollari per poter ritirare tutti i pesos dal mercato. Secondariamente, ed è più realistico, accettare quel che si chiama “concorrenza valutaria” ovvero consentire la circolazione simultanea di pesos e dollari così che si possano fare acquisti, pagare, stipendi, debiti e fare investimenti utilizzando una delle due monete. Dollarrizzare ora il paese con i pochi dollari a disposizione significa far crescere il valore della moneta USA e così far schizzare il prezzo dei beni di consumo, ciò generebbe una nuova crescita dell’inflazione.

Ci sono proposte fatte da Milei in campagna elettorale che sono state messe da parte?

A dire il vero non si sa, non si capisce. All’inizio aveva detto che avrebbe cancellato tutti i ministeri, privatizzato sanità e istruzione, cancellato i sussidi sociali. Poi alla fine della campagna elettorale ha detto il contrario di tutto. Non si capisce quindi cosa farà ma quasi certamente all’inizio cercherà di tagliare la spesa pubblica, è un tema delicato perchè quasi il 60% di tale spesa è per la previdenza sociale mentre circa il 10% è dedicato ai lavoratori e alle lavoratrici del pubblico e una spesa similare è dedicata al mantenimento del prezzo di molti servizi pubblici (acqua e gas per esempio). Probabilmente deciderà di tagliare i sussidi alle persone. La società Argentina può certo sopravvivere senza sussidi, ma molte persone vivranno peggio. Alcuni soggetti fragili hanno come maggior entrata proprio i sussidi pubblici.

Cosa significa privatizzare Sanità e Istruzione?

Sanità e istruzione hanno un valore universalistico, possono accedervi tutte e tutti, in maniera gratuita o a bassissimo prezzo. Privatizzarle significa mettere un prezzo per l’accesso ai servizi e quindi escludere i soggetti più fragili che non possono pagare migliaia di pesos o dollari. Sanità ed istruzione sono a carico delle province quindi la privatizzazione non dipende in maniera diretta dallo stato centrale a differenza delle università pubbliche che sono gestite direttamente dallo stato, quindi qui si potrebbe agire prima ma non sarebbe attualmente nell’agenda di Milei questa opzione.

E’ difficile anche per lui, nonostante sia nel programma, pensare di privatizzare l’azienda petrolifera perché, per costituzione, le province sono le proprietarie delle ricchezze del sottosuolo. Lo stato, come azionista della YPF, azienda che gestisce gas e petrolio, può con i due terzi del congresso a favore decidere di venderla, ma poi ci sono le quote azionarie delle province, insomma è complessa. E’ più facile che privatizzerà le televisioni e le radio pubbliche, le agenzie di stampa. Per il resto non ci sono molte altre aziende statali che possono essere privatizzate.

E con il Fondo Mondiale Internazionale?

Nei prossimi mesi l’Argentina dovrà pagare diverse rate del debito al Fondo monetario ma in questo momento non ha dollari, quindi certamente il governo Milei dovrà trattare con il Fmi l’accordo. Sicuramente l’accordo andrà nella direzione odierna: taglio della spesa pubblica, investimenti in dollari con conseguente crescita del valore del dollaro. Il tutto però più in maniera più rapida e più profonda. Mi aspetto che i primi mesi del governo Milei vadano così.

C’è il rischio di un nuovo default?

Milei all’inizio ha detto che non vuole arrivare ad una situazione di default perché questo renderebbe più difficile ogni accordo. Ma l’Argentina non è nelle condizioni di onorare le rate del debito nei prossimi mesi, per questo servirà una rinegoziazione in termini rapidi. Penso che già la prossima settimana ci sarà l’arrivo del Fmi per capire che fare degli accordi presi.

Che ruolo può avere la Cina?

Non è chiaro nemmeno in questo caso. Ci sono accordi tra Buenos Aires e Pechino ma Milei ha detto che non vuole avere rapporti con la Cina perché sono comunisti. Sarà quindi da capire come questo discorso anti-comunista si articolerà nella realtà anche in merito agli accordi firmati tra i due paesi. Dobbiamo ricordare che parte dei debito contratti con il Fondo Monetario Internazionale in questi mesi sono stati pagati in Yuan, parte di un prestito contratto dall’Argentina con la Cina e che prima poi andrà restituito. E’ una delle questioni che andrà capita nei prossimi mesi.

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