Il Black Friday è alle porte e Natale è sempre più vicino. In questo periodo dell’anno, Amazon realizza una parte consistente dei suoi profitti. Ma i lavoratori dei cinque poli piemontesi (circa 4mila assunti in totale) hanno deciso di ridurre il ritmo frenetico delle loro attività. A riportare la notizia è Il Secolo XIX. La Uil Trasporti – il sindacato più rappresentativo in Piemonte negli stabilimenti Amazon – ha annunciato in un documento che a partire da oggi, gli impiegati attueranno “un moderato calo dell’attività e un eventuale rifiuto alla richiesta di mansioni non contemplate nel contratto. Ogni pressione o atteggiamento “minaccioso” da parte del management dovrà essere prontamente segnalato ai rappresentanti.” Una protesta organizzata dopo che negli stabilimenti piemontesi si sono susseguiti trattamenti lesivi della dignità nei confronti dei lavoratori. “Non comprendiamo come un’azienda di tali dimensioni possa riservare ai dipendenti questi comportamenti al limite della tutela della salute – spiega Massimo Carli, funzionario della Uil -. E siamo sconcertati dalle mancate risposte alle nostre richieste, a cominciare da quella di un incontro con i vertici dell’azienda”.

Amazon ha cinque stabilimenti attivi in Piemonte: a Torrazza, Vercelli, Novara vengono stoccati i prodotti e preparati i pacchi (Amazon logistic), mentre a Brandizzo e Grugliasco si gestisce il servizio di consegna (Amazon Transport). Le ragioni della protesta sono racchiuse nelle cause che finiscono davanti agli ispettorati territoriali del lavoro cui si rivolgono gli addetti sanzionati. E quasi sempre si concludono con una conciliazione o una pronuncia a favore del dipendente. Un lavoratore dello stabilimento Amazon di Torrazza ha accumulato 41 giorni di sospensione per avere guardato più volte il telefono durante l’orario di lavoro. La ragione è che stava attendendo una chiamata d’emergenza. Un’addetta di Novara ha ricevuto una contestazione per essersi rifiutata di mostrare agli addetti alla sorveglianza il contenuto del portafogli, che aveva suonato dopo essere passato sotto al metal detector. A Vercelli, un dipendente aveva chiesto di abbassare il volume della musica presente in tutti i reparti dello stabilimento – probabilmente per imprimere maggiore ritmo all’attività – perché aveva mal di testa. Non avendo ricevuto nessuna risposta, l’uomo ha preso l’iniziativa e l’azienda lo ha accusato di “aver manomesso un asset aziendale”.

Siamo orgogliosi delle condizioni che offriamo ai nostri dipendenti. Il loro benessere è la nostra priorità – ha replicato Amazon -. L’azienda intrattiene relazioni costruttive con tutte le sigle sindacali. L’ultimo incontro risale al 31 ottobre e sono stati affrontati collaborativamente diversi temi, pianificando contestualmente altri incontri”. Massimo Carli ha precisato: “La nostra campagna riguarda anche le sofferenze “morali” e “psicologiche” che si verificano ogni giorno a causa delle pressioni subite”. L’efficienza del colosso dell’e-commerce – specialmente in questo periodo dell’anno – è ottenuta a condizioni che hanno un impatto pesante sugli addetti, dentro e fuori gli stabilimenti, prima, durante e dopo l’orario di lavoro.

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