Al Civic Hall di Wolverhampton, a due passi dal Molineux, storico stadio dove all’esterno campeggia la statua della leggenda calcistica Billy Wright, il pugile italiano Matteo Signani ha perso il titolo europeo dei Pesi Medi (ko tecnico all’ottava ripresa per ferita alla arcata sopraccigliare). Ora la cintura è dell’inglese Tyler Denny, originario proprio delle West Midlands, che ieri sera ha trovato un palazzo tutto per lui. Ad ogni modo, bravo Signani, soprattutto per una carriera da applausi che ora, all’età di 44 anni, potrebbe concludersi qui. Quello di ieri sera è stato per il Giaguaro l’incontro numero 42 da professionista (32 vittorie, 7 sconfitte, 3 pareggi). Una carriera iniziata nel 2007, titolo italiano conquistato tre anni dopo (difeso anche con Giovanni De Carolis) ed europeo vinto nel 2019 a quarant’anni. Questa ultima cintura Ebu l’ha poi difesa e persa, riconquistata esattamente un anno fa in casa e ora purtroppo consegnata, molto probabilmente in maniera definitiva.

Per questo match all’angolo era tornato il suo vecchio maestro Bartolomeo “Meo” Gordini. Classe 1947, tra un round e l’altro Meo ha cercato di tirare fuori il meglio dal suo pupillo. Nonostante non sia più un giovincello e sia nel mondo della boxe da una vita intera, sembrerebbe avere ancora l’energia per poter entrare nel quadrato a combattere lui stesso. La sua palestra in via Chiavica Romea a Ravenna, dove Matteo è tornato ad allenarsi per questo match, non sembra sorta in Romagna ma ha l’atmosfera che si respira più frequentemente a Filadelfia o a Cuba. Anche dopo questo match Meo continuerà ad accogliere nel suo spazio chiunque abbia voglia di fare boxe o salvarsi da una vita complicata. Lui tratta il campione e il brocco alla stessa maniera.

A bordo ring anche Christian Cherchi della “Opi Since 1982”, organizzazione che gestisce l’atleta e che contemporaneamente era presente anche a Manchester, dove era impegnato un altro loro pugile: per il titolo europeo dei gallo Vincenzo La Femina ha perso per ko tecnico al quinto round. A Wolverhampton Cherchi ha protestato con l’arbitro per la testata dell’inglese che ha causato la ferita all’arcata sopraccigliare di Signani e costretto l’angolo a fermare il match del romagnolo.

L’anno scorso Signani aveva sconfitto per ko tecnico alla settima ripresa il francese Anderson Prestot. Da quel momento sono stati dodici mesi sull’ottovolante per il pugile romagnolo, che nella vita è anche Guardia Costiera. La difesa era in programma il primo aprile a Londra, ma l’inglese Felix Cash si era reso indisponibile a pochi giorni dal match. Il 5 giugno Matteo ha compiuto 44 anni, un’età in cui la stragrande maggioranza dei suoi colleghi ha smesso. Ma lui questa difesa vuole farla, anzi il sogno vero sarebbe stato quello di avere la possibilità di giocarsi un mondiale e lo avrebbe pure meritato. Il 21 ottobre viene fissato il match con Denny, ma l’incontro è stato rinviato e riprogrammato proprio a Wolverhampton. Nel frattempo Matteo, che vive in campagna contornato da decine di animali, è diventato papà di uno splendido bambino che porta il nome del padre da poco scomparso. Durante le classiche sedute di “guanti” nelle settimane prematch, mentre era sul ring con Dario Morello a Milano, ha sentito una fitta terribile al polpaccio. Il match non poteva essere rinviato, ma eventualmente solo saltare definitivamente. Recupera, perché Signani non ha il fisico di uno di 44 anni, ma di un uomo molto più giovane. Testa e cuore sono quelle di un atleta che non molla mai. Fa dello sparring con un giovane pugile ravennate. Un destro a cui gli chiedono di fare sparring con la guardia di un mancino perché Denny è così che combatte. Ma non è semplice boxare così se non si è abituati. Allora a inizio novembre i guanti vengono fatti con il tunisino residente a Padova, Akrem Ben Haj Aouina, un mancino pieno di talento, del quale sentiremo presto parlare se non si perde per strada. E all’appuntamento di Wolverhampton Signani è arrivato in forma.

E ora? La boxe italiana, in difficoltà da un po’ di anni, sta cercando disperatamente pugili giovani che facciano da traino in un ambiente che non è più quello dei decenni passati. Ivan Zucco, Etinosa Oliha, Michael Magnesi, Mauro Forte, Pietro Rossetti, Charlemagne Metonyekpon, Luca Chiancone sono quelli che dalla loro hanno la carta d’identità e il talento per prendersi un pezzetto di mondo. Ma con la sconfitta del Giaguaro si sta chiudendo un’era. Matteo Signani, Emiliano Marsili e Giovanni De Carolis sono tre vecchi leoni a cui gli appassionati di pugilato devono dire solo grazie. Ma per limiti d’età non possono essere oggi così distanti dall’addio. Marsili, classe 1976, e De Carolis, classe 1984, hanno vissuto negli ultimi mesi vicissitudini simili a quelle di Matteo. Entrambi il prossimo 2 dicembre combatteranno in trasferta, con i soliti problemi di giocarsi questi titoli fuori casa, un titolo europeo. De Carolis a Marsiglia con Lele Sadjo, Marsili a Londra con Gavin Gwynne. I due italiani sono duri da battere, ma partono sfavoriti. Sostituire tre campioni del genere, anche nel cuore della gente, non sarà affatto facile.

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