I Contributi determinati a livello nazionale (Ndc), ossia i piani non vincolanti dei Paesi per ridurre i gas serra, rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Lo dice un rapporto che l’Onu pubblica a poco più di due settimane dalla conferenza delle Nazioni Unite sul clima, la Cop28 che si aprirà a Dubai il prossimo 30 novembre. Sono stati analizzati i piani dei 195 paesi che hanno siglato l’accordo di Parigi, inclusi 20 Ndc nuovi o aggiornati presentati fino al 25 settembre 2023. In linea con i risultati dell’analisi dello scorso anno, il rapporto mostra che, sebbene le emissioni non aumenteranno più dopo il 2030, rispetto ai livelli del 2019, non c’è ancora quella rapida tendenza al ribasso che la scienza ritiene necessaria in questo decennio. “Il rapporto mostra che i governi uniti stanno facendo piccoli passi per scongiurare la crisi climatica e che devono fare passi avanti coraggiosi alla Cop28 di Dubai, per rimettersi in carreggiata”, ha affermato il segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), Simon Stiell. “I piccoli interventi non basteranno a salvarci” ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.

Ndc fuori traiettoria – Il report è la base da cui partire in vista del prossimo ciclo di Ndc che già l’Accordo di Parigi prevedeva fossero aggiornati ogni cinque anni. I prossimi, dunque, dovranno essere presentati entro il 2025. La verità è che non tutti i Paesi si sono adeguati, complice il fatto che questi piani sono volontari. Il risultato? Per capirlo bisogna partire dall’obiettivo che ci suggerisce la scienza: gli ultimi dati del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc) indicano che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 43% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019 per limitare l’aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi entro la fine di questo secolo ed evitare gli impatti peggiori del cambiamento climatico, tra cui siccità, ondate di caldo e precipitazioni più frequenti e gravi.

Secondo l’ultimo report dell’Onu, invece, anche se verranno implementati i piani resi disponibili e aggiornati finora, le emissioni continueranno ad aumentare di circa l’8,8% rispetto ai livelli del 2010. Dunque, un miglioramento – ma marginale e insufficiente – rispetto al 10,6% individuato nel rapporto del 2022. E non basta che entro il 2030 – come previsto – le emissioni potrebbero essere inferiori del 2% rispetto ai livelli del 2019 e che il picco delle emissioni globali, in questo caso, potrebbe arrivare entro il 2030. Perché secondo l’Ipcc, le emissioni dovranno raggiungere il picco entro il 2025. E questo non solo se ci si pone l’obiettivo di restare sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale rispetto ai livelli preindustriali, ma anche per restare sotto i due gradi.

Le strategie a lungo termine – “La Cop28 deve rappresentare un chiaro punto di svolta. I governi non devono solo concordare quali azioni più incisive verranno intraprese sul clima, ma devono anche iniziare a mostrare esattamente come realizzarle” ha detto Stiell. A riguardo, un secondo rapporto dell’Unfccc sulle strategie di sviluppo a basse emissioni a lungo termine ha esaminato i piani dei paesi per la transizione verso emissioni nette pari a zero entro o intorno alla metà del secolo. Si parla, in particolare, delle strategie di circa 75 paesi firmatari dell’Accordo di Parigi che rappresentano l’87% del Pil mondiale, il 68% della popolazione mondiale nel 2019 e circa il 77% delle emissioni globali di gas serra nel 2019. Il rapporto indica che le emissioni di gas serra di questi Paesi potrebbero essere inferiori di circa il 63% nel 2050 rispetto al 2019, se tutte le strategie a lungo termine venissero pienamente attuate in tempo. “Il rapporto Global Stocktake pubblicato quest’anno dalle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici mostra chiaramente dove i progressi sono troppo lenti. Ma illustra anche la vasta gamma di strumenti e soluzioni proposti dai paesi. Miliardi di persone – ha commentato Stiell – si aspettano di vedere i loro governi raccogliere questi strumenti e metterli in pratica”.

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