Diffamare, insultare, interloquire mentre i colleghi hanno la parola: nei piani della Presidente del Bundestag tedesco Bärbel Bas (SPD) l’insolenza dei deputati deve costare più cara. Attualmente la sanzione è fino a 1.000 euro, ma dovrà raddoppiare ad almeno 2.000, o anche più alta, ha dichiarato Bas alla Bild am Sonntag. “Dobbiamo fare maggiore attenzione alle nostre parole, nel Parlamento tedesco non dobbiamo darci addosso, diffamarci vicendevolmente. La cultura del dibattito si riflette alla fine nella società”, la cita la ARD.

L’ordinamento parlamentare ammette che i deputati siano sanzionati oltre che per insulti diretti ai colleghi, anche per tutti gli atteggiamenti in spregio della dignità del Bundestag. Sono previsti richiami all’ordine, rimproveri, ammende e financo l’esclusione dal dibattito. Nell’attuale legislatura, iniziata nel 2021, secondo una stima del Bundestag sono stati pronunciati almeno una cinquantina di richiami. La forza politica che ha registrato con distacco il maggior numero di avvertimenti è la AfD. La capogruppo Beatrix von Storch da sola ne ha accumulati dieci; al secondo posto, con sette, figura il suo compagno di partito Stephan Brandner. Terzo in classifica si attesta Matthias Helferich, anch’egli della AfD, ma fuori dal gruppo parlamentare, espressione dell’ala estremista ufficialmente disciolta di Björn Höcke. I richiami all’odine accumulati da altri gruppi politici equivalgono invece a un sesto o anche meno.

Beatrix von Storch è stata ripresa, ad esempio, il 30 marzo per avere urlato “che tipo di nazista sei?”, all’indirizzo del deputato socialdemocratico Sebastian Fiedler, contrario ad abbassare l’età per la persecuzione penale dei minori; il 17 marzo per l’epiteto “infanticida” alla deputata Heidi Reichinnek (Linke) che aveva perorato la decriminalizzazione dell’interruzione di gravidanza ed il 27 aprile di nuovo per avere urlato “assassino del Muro” durante l’intervento del deputato Thomas Lutze (Linke) contro le spese per il riarmo.

Il 24 maggio invece Helferich è stato ammonito dalla Vicepresidente Yvonne Magwas (CDU) per ingiurie alla collega Lamya Kaddor (Verdi), islamista, pedagoga religiosa e pubblicista. L’aveva motteggiata in una precedente seduta per tracce sulle labbra della prima colazione specificandole in modo razzista che parlare a bocca piena “non pertiene alla nostra cultura occidentale”. Ed ancora il 2 giugno dell’anno scorso venne ripreso per essersi riferito al Presidente dei servizi di tutela della Costituzione, Thomas Haldenwang, come di un Behördenextremist, vale a dire “estremista dell’Autorità”, reo evidentemente ai suoi occhi per avere messo sotto la lente il suo partito.

Ed è di appena questo fine settimana il caso più recente di richiamo alla AfD riportato da RedaktionsNetzwerk Deutschland. Nel dibattito su piani di riforma della Corte costituzionale Stephan Brandner ha dichiarato che le necessità di consulenza del Cancelliere a Karlsruhe (sede della Corte Costituzionale) “devono essere molto alte a causa del suo favoreggiamento all’evasione fiscale”. Quando Scholz era Sindaco di Amburgo si incontrò più volte con il banchiere Olearius, attualmente a giudizio, ma ha sempre negato e non sono mai emerse prove che abbia esercitato alcuna influenza politica. Il Vicepresidente del Bundestag Wolfgang Kubicki (FDP) ha redarguito Brandner, non essendoci indagini contro Scholz l’osservazione “costituisce un reato”.

I richiami all’ordine hanno tuttavia efficacia solo temporanea e quasi alcuna conseguenza: solo dopo tre dello stesso tenore il parlamentare perde diritto di parola. Bärbel Bas ed i colleghi incaricati della vicepresidenza del Bundestag sono però consci che anche i parlamentari devono avere una funzione di modello. Un esempio del clima acceso cui contribuiscono anche i toni del dibattito al Bundestag lo offre il caso emerso alla fine della settimana appena conclusa di un 61enne (identificato ma lasciato a piede libero) che attraverso le finestre dell’ufficio civico di Berlino brandendo un martello, ha inveito con insulti razzisti contro il deputato Jian Omar, portavoce dei Verdi per le tematiche legate a migrazione, partecipazione e fuga.

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