Siamo abituati a pensare a Franco Battiato come all’autore di canzoni pop dai testi enigmatici e fantasiosi, non sapendo che il percorso musicale del musicista siciliano è stato complesso, con una mutazione continua fra generi diversi ed esperienze sempre nuove. Il libro Battiato Cafè Table Music (La Nave di Teseo editrice) del compositore e direttore d’orchestra Carlo Boccadoro ci ricorda in particolare il periodo in cui Battiato si dedicò anche sul piano discografico alla musica contemporanea d’avanguardia. A partire da Clic del 1974 Battiato comincia a sperimentare il linguaggio della classica contemporanea, utilizzando ideazioni concettuali diverse, dall’elettronica ispirata a Stockhausen al collage sonoro su nastro.

Ed è proprio il nome del compositore tedesco Stockhausen a comparire spesso in questo periodo della carriera del musicista siciliano, dapprima come mentore che gli consiglia di prendere lezioni di musica anche dovesse continuare a scrivere canzoni, poi come intestatario di un premio che Battiato vince per la sua composizione L’Egitto prima delle sabbie del 1978. Quattro anni densi, in cui Battiato vive quasi recluso in casa a sperimentare e studiare. Prende lezioni di composizione al Conservatorio di Milano, entra in contatto con alcuni esponenti della musica d’avanguardia e decide di dedicarsi sempre più alla composizione scritta, mostrando una curiosità e una volontà non comuni, con una chiarezza di obiettivi che non verrà però riconosciuta da gran parte dell’élite musicale.

Boccadoro è di parere contrario sulla qualità musicale del Battiato d’avanguardia, considerandolo un compositore con tutte le carte in regola. Lo testimonia ricordando la sua presenza assidua fra il pubblico dei concerti del Conservatorio di Milano, dove si eseguono le musiche di tanti compositori di contemporanea. Lo ricorda citando le collaborazioni quasi affezionate con musicisti come Antonio Ballista, Bruno Canino, Alide Maria Salvetta, Giusto Pio, tutti interpreti provenienti dall’ambiente della musica colta.

Già con l’album Clic Battiato si dedica a collage sonori suggestivi, carichi di umorismo, ricostruendo quadri di un passato storico e personale spesso nostalgico.

Il discorso musicale si radicalizza con M.elle Le Gladiateur, dove al solito collage si alternano le improvvisazioni all’organo della cattedrale di Monreale. Boccadoro accosta la registrazione alle opere per organo di Morton Feldman e Luciano Berio, anche se l’impressione è che in Battiato sia maggiormente presente un approccio intuitivo e forse fin troppo spontaneo rispetto alle analoghe opere dei celebri colleghi.

Battiato firma per la Ricordi e con questa casa discografica evolve ulteriormente verso la composizione scritta, affascinato dal fenomeno dei battimenti, cioè i suoni che persistono nell’aria dopo avere eseguito determinati accordi. Boccadoro riconosce l’ispirazione a a Steve Reich, che negli anni precedenti dedica una ricerca simile nelle sue ipnotiche composizioni per organo elettrico. Ma ciò che più colpisce dell’album intitolato semplicemente Battiato (1976) è il vero e proprio tour de force della coppia Antonio Ballista e Alide Maria Salvetta in Cafè Table Music, dove il collage sonoro non è più frutto di un sapiente e complesso montaggio su nastro, ma viene eseguito dal vivo dai due musicisti, con un effetto di grande suggestione. Bisogna porsi con animo disponibile all’ascolto di queste composizioni, senza pregiudizi e con mente aperta alla curiosità sonora, all’assemblaggio e all’effetto che esso produce.

In Juke Box (1977) compare il violino di Giusto Pio, che accompagnerà Battiato per lungo tempo. Si rintracciano fra alcune asperità i germi sonori del Battiato futuro, quello delle canzoni pop, riscontrabili all’interno di composizioni come Agnus.

Il ciclo dello studio matto e disperatissimo di Battiato, dell’escludersi dal consesso del rock per frequentare la ricerca contemporanea, finisce nel 1978 con il premiato L’Egitto Prima delle Sabbie, e il minimalismo raffinato di Sud Afternoon, affidato al duo pianistico d’eccellenza di Antonio Ballista e Bruno Canino.

Da questa parentesi Battiato esce quasi sfinito ma arricchito di un’esperienza che gli permette di potere poi prendere le distanze dall’avanguardia sperimentale e tornare, forse anche per ragioni economiche, alla musica pop ma con un bagaglio critico e compositivo che gli permetterà di fare la differenza nel panorama nazionale, orgoglioso e consapevole di attrarre il pubblico verso la sua forma canzone e non di doversi adeguare ai gusti altrui. Il resto saranno le opere melodrammatiche ambiziose dallo stile personale, in cui all’orchestra e ai cori affianca l’uso di strumenti elettronici, suo segno di riconoscimento in uno stile non più d’avanguardia sperimentale ma di ricerca sonora e narrativa centrata sul concetto spirituale di musica che ha finalmente maturato.

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